Il Decreto del Presidente del Consiglio datato 8 marzo 2020, esteso all’intera Italia il 10 marzo, ha sospeso anche la celebrazione dei funerali: senza distinzioni di cultura o religione, i riti per rendere omaggio ai defunti sono stati ridotti all’essenziale o addirittura vietati in quanto occasioni di possibile contagio. Gianni Gibellini di Terracielo Funeral Home mi ha gentilmente spiegato quali sono ora le procedure possibili per il commiato e la sepoltura di un defunto, e mi ha raccontato di aver riscontrato un grande rispetto per le nuove restrizioni nelle famiglie in lutto e una inedita volontà di snellire e semplificare le pratiche relative agli aspetti concreti della morte negli uffici competenti.
“Per quanto riguarda la sicurezza mia e di tutte le persone che lavorano a Terracielo, confidiamo nelle protezioni e nelle accortezze necessarie, consapevoli che il nostro è un servizio essenziale per la collettività; per infondere il coraggio e la forza necessari in questo momento difficile a volte al mattino canto ai miei collaboratori la canzone dell’amico Pierangelo Bertoli, A muso duro, e si va avanti.”
È una nuova veste della morte, da un lato onnipresente nelle litanie di numeri dei giornali, nelle corsie di ospedali in difficoltà e nei timori di molti, dall’altro, per chi è colpito da un lutto, divenuta incorporea, asettica e immaginata, nell’impossibilità di vegliare i corpi dei defunti e di celebrarne i funerali.
Intervista a Serena Fumero
Per ragionare sui risvolti sociali e psicologici di tutto ciò, ho intervistato Serena Fumero, museologa e ideatrice de Il Salone del Lutto .
Serena, che cos’è Il Salone del Lutto?
Il Salone del Lutto è un Blog e una pagina Facebook, un modo per scambiarsi idee, argomenti e studi sul tema della morte, un Salone virtuale che vive di ricerca, ironia e compostezza, mai dissacrazione. Si spazia dal cinema alla letteratura, dall’arte alla musica, dalla gastronomia alla moda, dai viaggi alla sostenibilità. Nato nel 2012 da un’idea mia e di Silvia Ceriani, come Salone abbiamo organizzato eventi, incontri letterari, presentazioni di libri e tanto altro. Un luogo in cui prendere in considerazione la morte come parte integrante della vita, per poterne apprezzarne ogni momento con la massima intensità. Il recupero di questa coscienza è fondamentale, dal momento in cui fa parte del sentire comune ed è presente ovunque, nel lessico e nei modi di dire, nelle abitudini e nelle cerimonie, nelle tradizioni e nelle pianificazioni di ognuno.
Il Salone del Lutto ha più di 50000 likes su Facebook: cosa rivela questo del mondo di oggi e cosa trova e prova chi frequenta e contribuisce alla pagina?
Tra le persone che seguono il Salone, molte partecipano attivamente condividendo contenuti o scambiando idee che contribuiscono alla creazione dei post giornalieri; oltre al costante aumento del numero dei followers, in questi anni abbiamo assistito alla creazione di molte pagine che ruotano intorno all’argomento morte, gestite da addetti ai lavori, amanti di arte cimiteriale e appassionati del genere. Da tutto questo emerge che forse l’idea della morte non è stata completamente rimossa nella nostra società, o forse sì: quello che è certo è che siamo in tanti a pensarci e a tenerla molto presente, in tutte le sue sfaccettature.
L’estate scorsa ho letto un libro che consiglio vivamente, Smoke Gets in Your Eyes di Caitlin Doughty, in cui il tema centrale è proprio il mancato contatto con la morte da parte della società, che se non può permettersi di ignorarla totalmente, la allontana il più possibile: il non tenere conto della transitorietà delle cose e della fragilità della vita è una caratteristica contemporanea, che impedisce su tutti i fronti l’attribuzione dei giusti valori alle cose che ci accadono. Ecco, per terminare la risposta alla tua domanda iniziale, “che cosa rivela un così grande seguito?”: un bisogno comune di ristabilire degli equilibri naturali.
In questo inedito momento storico, il percorso di commiato dal defunto è molto diverso: che ruolo ha per chi è in lutto la ritualità connessa alla morte nella nostra cultura? E quali conseguenze sull’elaborazione del lutto può avere la separazione fisica dal defunto nei momenti precedenti la sua destinazione finale?
Qualche giorno prima che scattasse il blocco pressoché totale della mobilità è morto un caro amico di famiglia. Ho ancora avuto la possibilità di andare a salutare la moglie e una delle figlie al rosario e poi al funerale, dopo più nulla. All’altra figlia, che è residente all’estero, non è stato concesso, e chissà per quanto ancora sarà così, di poter tornare in Italia e ricongiungersi con la famiglia. Nei giorni scorsi mi disse che finché non riuscirà a tornare alla sua casa natale non realizzerà per davvero la perdita di suo padre.
Ecco, credo che il lutto sia legato indissolubilmente alla socialità, al contatto con chi resta, al ricordo condiviso e al conforto reciproco. Di conseguenza anche il rituale è condivisione, al di là della sua valenza religiosa, e ciò che si sta verificando in questo periodo ci deve far riflettere su quanto questo sia fondamentale per chi resta. Stesso discorso vale per la frequentazione dei cimiteri e in questo penso a mia nonna (88 anni), al valore che ha per lei poter mantenere sempre i fiori freschi al nonno e alla negazione di tutto questo.
In questo momento come si può affrontare la paura della morte, la propria o quella dei nostri cari?
Certo è che, così come è avvenuto nelle epoche precedenti durante le grandi pandemie, anche questa volta la cultura ne sarà influenzata e noi ne usciremo profondamente cambiati. Penso al Trecento e al tema della Danza Macabra, diffuso proprio in occasione della peste nera, tema che non ha mai smesso di ispirare schiere di artisti in più discipline, fino a oggi. Lo ritroviamo in affreschi come il magnifico Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis a Palermo, sinfonie come la Totentanz di Liszt, e al cinema, come ne Il settimo sigillo di Bergman.
In questo momento, una pagina come la nostra ha il dovere di esserci, di veicolare questi contenuti e rappresentare perché no, anche un momento di leggerezza, come è stato finora.