Il 1980 per la città di Bologna è un anno drammatico: il disastro aereo di Ustica e la strage del 2 agosto sono tra le pagine più nere della cronaca italiana e rimangono ancora oggi tragedie irrisolte. L’estate bolognese però comincia poco prima di questi due avvenimenti con un’altra data da ricordare, quella del 1° giugno, quando suonano i Clash in Piazza Maggiore. Tanti sono i convenuti da tutta Italia ma è un evento collaterale a rendere il concerto memorabile: la contestazione prima del concerto contro la firma della band con una major, la CBS, da parte di alcune band locali. I giovani punk bolognesi infatti chiedono che le istituzioni diano più spazi per i giovani come nuove sale prove, non il concertone una tantum.
Promotori della protesta sono i Raf Punk, band bolognese che alla svolta in grande della band inglese non ci sta, continuando a fare legge del do it yourself sulla scia delle esperienze del ‘77, stampando fanzine, autoproducendo dischi e organizzando concerti, rigorosamente contro il sistema. La possibilità di avere una stampante e la disponibilità del Cassero contribuiscono a dare un nuovo slancio alla protesta rendendo più accessibili le pubblicazioni cartacee. Così, tra un’autoproduzione e l’altra, nasce l’Attack Punk Records che riesce a intercettare anche i CCCP Fedeli alla Linea stampando il loro primo disco.
Qualche anno dopo la contestazione nasce il Comitato delle Arti Interrotte, sempre partendo dal concetto che a Bologna mancavano gli spazi pubblici di espressione giovanile, che chiede al comune di realizzare un “centro multimediale”, luogo pubblico dove ognuno avrebbe trovato la propria forma d’arte. Sullo spirito della protesta contro i Clash, nel 1987 viene organizza la Contro-biennale dei giovani artisti europei organizzando concerti in spazi pubblici e così anche la manifestazione contro l’allora assessore alla cultura intitolata “Rock against Felicori”.
L’ironia, animata dalla fame di musica dal vivo, viene così unita alla protesta di uscire dal fenomeno violento delle autoproduzioni, più legate al decennio precedente, fino ad accogliere il ritorno delle rockstar straniere, continuando ad avere però un occhio critico nei confronti delle istituzioni. Arrivano poi Patti Smith e Lou Reed con un nuovo input per i giovani bolognesi e nuovi concerti con band arrivate a suonare in elettrico ad ogni angolo di strada.
Il fermento creativo di quegli anni viene felicemente ricordato nelle trasmissioni giovanili di Radio Città 103, che daranno vita alle più diverse esperienze anche più allineate come la rivista Ain’t, organo stampa dell’etichetta discografica BMG e distributore delle label indipendenti negli anni ‘90. La fanzine distribuita nei negozi di dischi vede un lato dedicato ai gruppi della major e l’altro lasciato alle esperienze locali, dove spesso trovano voce i gruppi bolognesi, ultimo lascito di indipendenza.