Come ho avuto modo di scrivere in occasione di 六/6: finding meaning, la mostra virtuale curata da Andrea Baldini e Pietro Rivasi,
La pandemia ha portato dolore nelle nostre vite e, allo stesso tempo, si è portata via molte cose: troppe vite, i nostri cari, la nostra libertà, la gioia di stare con gli altri, la socialità, le scuole, i bar, il lavoro, le nostre città. Abbiamo perso il contatto con la normalità e soffriamo per queste perdite.
Una di queste perdite, che ognuno di noi ha vissuto, è stata quella della Cultura.
Lo abbiamo già detto molte volte, lo abbiamo simbolicamente ricordato qui su MoCu nei primi 10 giorni del 2021 e lo stiamo continuando a ripetere perché, nonostante le idee che provengono dalle diverse realtà culturali, il loro continuo reinventarsi, il loro sperare in una prospettiva di ritorno alla normalità, siamo ancora qui a fare i conti con una realtà che va oltre tutti gli sforzi.
Nel suo identificare le fasi del dolore, Elisabeth Kübler-Ross pone come quinta e ultima fase l’accettazione, la chiave di tutto risiede in quest’ultimo passaggio e, per farlo, è necessario trovare un significato.
La ricerca del significato
È la ricerca di un significato che ha segnato il percorso della redazione di MoCu negli ultimi mesi. Inizialmente trovare significato a questa situazione surreale attraverso le interviste realizzate in occasione dei nostri #focuson.
Successivamente il nostro percorso ci ha messo di fronte a noi stessi e alle domande esistenziali contenute nel testamento spirituale di Paul Gauguin, che a un certo punto della propria esistenza ognuno di noi si pone:
Da dove veniamo?
Chi siamo?
Dove andiamo?
Le riflessioni e i confronti di questi mesi ci hanno portato a oggi.
Nella giornata di ieri siamo tornati online con il nostro sito in una nuova veste grafica e un nuovo logo, che hanno trovato un loro significato all’interno del nostro percorso.
Nel ripensare al sito ci siamo concentrati sulle categorie, o rubriche, che riempiono il nostro magazine. La cultura riempie continuamente le nostre vite, manifestandosi in molte espressioni diverse: il cinema, l’arte, la danza, il teatro, la musica, lo sport, la storia, i libri, … e sappiamo benissimo che questo elenco potrebbe proseguire per decine di righe.
Abbiamo scelto di riconoscere a ciascuna delle espressioni culturali la propria importanza e dedicargli lo spazio necessario. Su MoCu non troverete tutto. Ma troverete tanto, perché il nostro territorio ha molto da offrire e la sua componente culturale è fortissima e si esprime in molteplici espressioni.
E siamo convinti che le rubriche che troverete oggi cresceranno nel tempo, portandoci a conoscere nuove persone, nuove realtà e nuove storie.
Il colore
In uno dei primi articoli che ho realizzato per MoCu, ho avuto la possibilità incontrare Davide Montorsi e farmi raccontare la storia di Medulla. Il titolo di quell’articolo è “Il colore è vita” e uno dei passaggi fondamentali riguarda il potere del colore di influire sulle nostre vite:
…il colore influisce sulla tua vita.
Quest’affermazione non è un’invenzione di Medulla ma è una famosa riflessione di Rudolf Steiner, filosofo, pedagogista, artista e non solo, austriaco vissuto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, fondatore e ideatore, tra le altre, dell’antroposofia, di una corrente pedagogica, di uno stile architettonico e pittorico, il quale sosteneva per l’appunto che colori, forme, materiali ti influenzano, in un modo o nell’altro.
La nuova grafica e il nuovo logo si presentano in bianco e nero. Una scelta forte ma non casuale: tralasciando un discorso di eleganza, pulizia, modernità e leggibilità, questa soluzione era la migliore a nostro parere per far risaltare i colori.
Nell’individuare le nuove rubriche del nostro sito e ripensare a un menu che fosse facilmente accessibile e comprensibile, abbiamo pensato di assegnare un colore diverso ad ogni contenitore, riconoscendo anche in questo modo l’esclusività delle diverse espressioni culturali e donandole importanza.
Come se fosse una lunga storia che si racconta poco alla volta, abbiamo pensato a una tavolozza di colori. Abbiamo immaginato che quello che MoCu racconta possa essere guardato come i dorsetti dei libri dentro a una libreria, come se ci fossero dei fili di colore capaci di legare le parole e di raccontare.