Nell’ambito dell’approfondimento che stiamo facendo con MoCu sull’attuale situazione del settore culturale dopo le ultime disposizioni ministeriali, ho avuto il piacere di intervistare Elena Annovi, un’artista apprezzata e conosciuta non solo in Italia ma anche all’estero. Danzatrice contemporanea e acrobata per formazione, è specializzata nella Vertical Dance, che combina in più parti con installazioni di tipo artistico. Elena ha come obiettivo quello di creare un linguaggio unico, capace di fondere il lavoro aereo con quello sul piano orizzontale, per sperimentare il corpo e il movimento sfruttando spazi e luoghi non convenzionali che, nelle sue performance, hanno una potenza e un’importanza predominante.
Qual è la prima cosa che hai pensato dopo la comunicazione della chiusura della palestra e l’interruzione dei corsi?
Premetto che il mio primo lavoro è quello di Danzatrice Professionista, ma amo moltissimo l’insegnamento e porto avanti da qualche anno un corso avanzato per adulti di Discipline Aeree presso l’associazione Permano di Rubiera. Mi occupo anche di un corso di Ginnastica Dolce rivolto agli over 60 presso una piccola polisportiva a Portile, al quale non riesco proprio a rinunciare perché amo la relazione che si è instaurata con queste donne meravigliose. Devo dire che la notizia è arrivata in maniera inaspettata perché un’epidemia del genere, a mia memoria, la ricordo solo dentro i libri di storia, per cui non mi sembrava possibile che qualcosa di così grave si stesse muovendo e ci stesse realmente contagiando. Quando è arrivata la comunicazione ho realizzato che qualcosa di davvero incontrollabile era arrivato e che era necessario ricorrere a misure di emergenza.
Di primo impatto, come in tutte le situazioni drastiche, ho faticato a realizzare, ma dopo qualche giorno ho capito che probabilmente la cosa sarebbe stata definitiva per un po’.
Quali sono state la reazione e la strategia adottate dalla palestra e da voi insegnanti a seguito della chiusura?
Per l’associazione è stato un durissimo colpo e la chiusura di tutte le attività per così tanti mesi potrebbe realmente metterla in ginocchio. Noi insegnanti ci siamo attivati per continuare a tenere vivi i rapporti attraverso i nostri strumenti e attivare, laddove possibile, delle lezioni online per essere di supporto e continuare a offrire un servizio agli allievi.
Pensi che una strategia comunicativa studiata possa portare dei vantaggi in situazioni di emergenza come questa?
Credo che questa sia una situazione completamente nuova e che nessuno possa dire di avere una vera e propria strategia. Inoltre, personalmente non credo nelle strategie, ma nel “QUI e ORA”. Credo che il contatto sia fondamentale per avere la vera comunicazione, credo nelle esperienze collettive reali e vive. Spero che questa situazione si possa risolvere in fretta in modo tale da poter apprezzare, forse ancora più di prima, tutto ciò che ha a che fare con eventi dal vivo e momenti di condivisione collettiva, non virtuali.
So che avevi in previsione di partire per un tour mondiale: con che modalità è avvenuta la cancellazione delle date?
Il primo importante tour che è stato cancellato già dai primi di febbraio doveva svolgersi in Cina e doveva durare un mese. Avremmo dovuto portare nelle più importanti città della Cina il progetto Apologue, diretto da Zhang Yimou (famoso regista e produttore cinese) con cui ho debuttato a novembre al Teatro Nazionale di Pechino assieme allo Studio fuse*. Siamo stati in contatto con la Farnesina ogni giorno, fino a che non ci hanno comunicato che la diffusione dell’epidemia era gravissima e che non era più possibile entrare in Cina. Poco dopo è arrivata in Italia e da lì in poi sono state cancellate tutte le date, tra cui Istanbul e Nord America. Infine, è stato il turno della cancellazione delle date italiane a seguito della chiusura dei luoghi di assembramento come teatri e cinema.
Avevi altri spettacoli in cantiere in Italia o all’estero?
Assolutamente sì. Solo nel mese di marzo avrei dovuto danzare a Istanbul, poi in Trentino Alto-Adige con due date e per finire altre due date in Nord America.
Nel mese di aprile, invece, avrei dovuto essere in tour in Cina. Mentre i mesi di maggio e giugno erano ancora in fase di definizione, ma ero già stata invitata da molti Festival. Proprio questi ultimi, piano piano, stanno disdicendo non conoscendo fino a quando durerà questa situazione di emergenza sanitaria. Quindi, probabilmente, fino ad ottobre non si vedranno date all’orizzonte.
Ci sono state reazioni da parte del pubblico?
Il pubblico era parte integrante della questione in quanto non era possibile incontrarsi in luoghi pubblici, è stato tutto veloce e tutti facevamo parte dello stesso meccanismo. Semplicemente noi artisti siamo stati i primi, forse, ad essere lasciati a casa e a vedere la cancellazione di tutti gli spettacoli.
Si può fare cultura senza uno spazio pubblico, senza il vissuto fisico delle persone?
Probabilmente la risposta alla tua domanda è sì. Basti pensare alla lettura di un libro, o alla visione di un film o all’ascolto di un buon vinile: sono tutte cose che possono esistere senza il contatto diretto con l’utente.
Ma per poter creare queste opere l’artista stesso ha la necessità di fare esperienza e vivere attraverso il contatto con la natura e le persone. Io credo profondamente nell’importanza del vissuto fisico sia per quanto riguarda l’artista sia per quanto riguarda lo spettatore. In tutti miei lavori lo spettatore si trova spesso in luoghi o in situazioni che gli permettono di vivere un’esperienza che mette in campo l’incontro con le altre persone del pubblico e la performance dal vivo ha elementi sensoriali importanti, come tatto, suono e odori. Credo quindi che sia comunque importante in questo periodo poter attingere alla cultura attraverso la tecnologia, ma credo anche che questo strumento non possa sostituire l’esperienza collettiva che si vive a teatro o in un concerto live o in un museo.
La tecnologia, come già ho sperimentato nei miei ultimi lavori che porto in giro per il mondo, dev’essere uno strumento che può integrare ma non sostituire.
Usiamo questo tempo per sperimentare nuove possibilità, ma facciamo crescere quella voglia di ritornare a teatro, ai concerti dal vivo, a danzare nelle sale da ballo e a fare attività collettive e di condivisione.
Questa occasione ti ha dato modo di sviluppare nuovi spunti di riflessione?
Assolutamente sì. Innanzitutto, questa situazione forzata mi ha permesso di rallentare, cosa che non facevo da troppi anni! Perché la vita di chi vive in tournée è sempre in movimento, si è continuamente in viaggio, si sale e scende da aerei per spostarsi da un continente a un altro, anche più volte a settimana. Quindi per me è stata una grande opportunità: per concedere del tempo a me stessa e stare davvero in ascolto con le cose semplici.
Mi sto riappropriando di nuovi strumenti, sto riscoprendo la panificazione, ho tempo per la lettura, e mi sono accorta che la creatività è la CHIAVE che ci permette di poter essere liberi anche chiusi in casa.
Pensavo che per me fosse già chiaro come concetto in quanto ho fatto della creatività e dell’arte il mio lavoro e la mia vita. Ma questa situazione mi ha permesso di andare ancora più a fondo e capire che l’Arte è un valore fondamentale per il benessere delle persone. E uno dei miei doveri di artista è appunto quello di condividere questo concetto con più persone possibili, soprattutto in questo momento. Credo che l’arte sia realmente uno strumento di grandissimo aiuto per non rimanere soffocati dalla situazione, uno strumento di vita.
Come consiglieresti di passare questo periodo in cui non si possono frequentare luoghi di aggregazione (letture, ascolti, visioni, attività)?
Ognuno deve trovare il suo modo. Consiglio comunque di usare la creatività e soprattutto provare attività uscendo dalla propria zona di comfort: sperimentarsi, sistemare e riconnettersi con la casa, andando a scovare cose dimenticate e magari trasformare ciò che è immobile da un po’. E poi, soprattutto, non fermare mai il corpo! Anche in casa si possono fare molte attività fisiche con pochissimo spazio e qualche oggetto casalingo.
Per maggiori info su Elena Annovi
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