Mo’ Better Football, in collaborazione con Associazione Culturale Stoff Aps per il progetto Dedalo, ha inaugurato questa mattina, alla presenza dell’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi e di Simone Ferrarini in rappresentanza del Collettivo FX, una bacheca in cui ciclicamente verranno esposte e raccontate storie di calcio ma che non sono solo pallone.

Un invito, posizionato all’angolo tra via Carteria e via De’ Correggi in centro a Modena, rivolto ai passanti; un’iniziativa con la quale offrire la possibilità di scoprire una storia da cui far nascere la voglia di conoscerne altre.

Un’affiches in cui la narrazione si compone di illustrazione e testo. Questa prima storia diventa visiva grazie al tratto di Collettivo Fx, (qui tutte le volte che ne abbiamo parlato su MoCu) un gruppo di artisti tra i più attivi nel panorama italiano appartenente alla street art in senso stretto, capaci di realizzare illustrazioni nello spazio urbano con un fortissimo valore site specific. La ricerca sulla storia dei luoghi dove dipingere è l’anima stessa del lavoro del Collettivo, che spesso privilegia il contenuto allo stile facendo dell’urgenza espressiva un leitmotiv che ne rende il tratto inconfondibile.

 

Tregua di Natale del 1914

Per qualcuno si tratta semplicemente della storia di qualcosa che non è mai avvenuto, per altri è un’iperbole romantica di qualche improvvisato calcio al pallone che, durante la guerra, i soldati tedeschi da una parte e quelli alleati dall’altra ogni tanto capitava dessero, ma senza la benché minima intenzione di andare oltre.

Probabilmente non si conoscerà mai la verità fino in fondo e bisognerà scegliere che idea farsi in base alle poche cronache dell’epoca ma soprattutto alla propria soglia emotiva.

In ogni caso stiamo parlando di qualcosa che è successo una vigilia di Natale, quella del 24 dicembre 1914, in piena Prima Guerra Mondiale, in Belgio sul campo di battaglia di Ypres.

Il 20° secolo era all’inizio e aveva già perso la sua innocenza, la guerra si stava trasformando in un tritacarne e i soldati sembravano solo aspettare il loro turno per morire e proprio quel dicembre viene raccontato come il momento più terribile.

Cosa può mai c’entrare il calcio tutto questo?

La vigilia di Natale del 1914, in un racconto che mescola giornalismo storico, cronache di guerra e una certa dose romanticismo, i soldati scesero in trincee che si fronteggiavano a non più di 150 metri le une dalle altre.

Le cronache raccontano che a un certo punto il silenzio e il terrore non furono interrotti come sempre dai primi spari e dalle urla che li seguivano ma da voci insolitamente calme che provenivano dal lato tedesco accompagnate da mani che reggevano delle candele accese. Dopo un’iniziale titubanza, la risposta degli alleati fu sventolare i berretti e a quel punto iniziarono dei canti natalizi.

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“Non si spara, non si spara.”

I soldati si alzarono dalle trincee e, calpestando il fango congelato nella notte, si avvicinarono.

Ernie Williams, un soldato inglese che all’epoca aveva diciannove anni raccontò:

A un certo punto apparve un pallone, non so da dove ma lo calciarono i tedeschi. Fu un attimo: i cappotti gettati per terra servirono per fare i pali, nessun arbitro e si cominciò una di quelle partite che giochi da bambino.

Il tenente Charles Brockbank lo ha definito “un incidente straordinario…”, mentre un suo pari grado tedesco, Johannes Niemann, ancora vent’anni fa dichiarava con certezza:

Il pallone arrivò da un soldato scozzese, il tempo di fare le porte e ci trovammo a giocare una partita di calcio su quella terra ghiacciata. Avevamo gli stivali, eravamo esausti e psicologicamente allo stremo, ma abbiamo continuato con un entusiasmo incredibile. Abbiamo vinto noi, 3 – 2 per ‘Fritz’ contro ‘Tommy.’

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Uno degli aspetti più interessanti di questa storia sono proprio i racconti di soldati che guardano il nemico e vedono qualcuno che assomiglia molto a loro.

Che il “Truce Football Match”, rimasto nella memoria come “La tregua di Natale”, abbia dosi di storia e leggenda non proprio precise, non importa poi così tanto.

Per quei ragazzi ha significato strette di mano, scambio di sigarette, fotografie di mogli e fidanzate da far vedere, una partita di calcio sgangherata vissuta come vero football. Ha significato, anche se per poche ore, serenità.

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In questo articolo abbiamo mostrato solo qualche dettaglio di questo primo racconto. La bacheca vi aspetta tutti i giorni, a qualsiasi ora, pronta a raccontarvi questa e altre storie.


 


L’iniziativa s’inserisce nell’ambito di Dedalo, il progetto culturale di rigenerazione sociale e urbana a cui l’associazione Stoff sta lavorando da qualche mese ed è da considerare come una delle tante micro-azioni che poco per volta prenderanno forma nel reticolato di vie che si sviluppa intorno a via Carteria.

Questa della bacheca sull’angolo tra via Carteria e via De’ Correggi è particolarmente significativa perché è la prima, ma anche perché tratta una delle caratteristiche di Dedalo: il voler raccontare storie.