Alasan ha gli occhi grandi di chi ha viaggiato, gli abiti occidentali di chi si sta costruendo una nuova vita e un braccialetto argentato al polso con il nome inciso sopra che racconta le sue radici: glielo ha fatto sua madre. Arrivato a Modena nel marzo del 2015, è partito per sfuggire alla dittatura che da troppi anni strozza il suo paese, il Gambia. Si è lasciato alle spalle, insieme a tutto il resto, anche il lavoro, una vera e propria passione: sarto e stilista da 25 anni, in Gambia aveva il suo negozio, una professione ben avviata. Come tanti altri è sbarcato a Lampedusa, poi da lì è passato attraverso la Sicilia, Bologna e infine è approdato a Modena. Da sarto è partito e come sarto è arrivato: “Ho iniziato a lavorare come volontario a Porta Aperta – racconta-. Facevo le riparazioni e cose simili”. Poi la scoperta del progetto Atelier Caleidos fondato da Veronica Botti, educatrice dell’omonima cooperativa sociale. Di cosa si tratta? “E’ un laboratorio di cucito pensato per mettere i ragazzi richiedenti asilo in condizione di lavorare in Italia – spiega Veronica -. Per ora ne abbiamo realizzati due, uno a luglio e agosto mentre l’altro a settembre ottobre, e stiamo organizzando il terzo”. In questo laboratorio indumenti dai colori basici vengono accostati a ricche stoffe africane – “che prendiamo qui a Modena da una signora ghanese” – per creare una serie di pezzi unici che poi vengono rivenduti a mercatini ed eventi di autofinanziamento (l’ultimo in ordine di tempo questo lunedì 19 dicembre dalle 20 alla Polisportiva di Modena Est). Il ricavato si divide tra le magre casse di Caleidos e i partecipanti al laboratorio.


Alasan ha preso parte al secondo laboratorio: sarto professionista, ha subito alzato l’asticella proponendosi anche come maestro, guida per gli altri ragazzi del gruppo. Ha portato la sua
creatività e professionalità tra le macchine da cucire per creare non solo magliette davvero particolari, ma anche borse, accessori, abiti: ne ha disegnato e realizzato uno monospalla destinato a Fiorella Mannoia, che doveva essere l’ospite d’onore all’ottobre africano tenutosi questo autunno al Forum Monzani. Lei però ha mancato l’appuntamento e adesso quell’abito è conteso tra le educatrici di Caleidos.

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Il laboratorio è finito e Alasan è tornato a lavorare per Porta Aperta, ora però non più solo come volontario: realizza borse, accessori, abiti, gonne e magliette che si posso trovare in vendita al Charity Laboratory, la sartoria solidale di via Carteria 70, e vestiti su commissione. Piano piano si sta ricreando la professione che ha dovuto lasciare in Gambia qui da noi, nel Paese principe della moda. La sua priorità è riuscire a portare in Italia anche la moglie e i figli, ancora bloccati in Africa, ma subito dopo c’è il desiderio di tornare a fare davvero il suo lavoro: lo stilista. “Ho sempre amato l’Italia, per la moda e per il calcio – racconta Alasan, che in Gambia era anche calciatore professionista -. Amo l’idea di mescolare le linee sartoriali italiane con i colorati tessuti africani, di unire con la moda queste due culture”. E il risultato è davvero tutto da scoprire.