In occasione della presentazione del lavoro di Rusto alla città, Giovedì 17 ottobre, a partire dalle ore 21:00, con il patrocinio della Camera Penale di Modena Carl’Alberto Perroux, porteremo sul palco dell’OFF un nuovo MoCu Speaks che affronterà il tema del Riscatto attraverso esperienze personali, storie di vita e writing grazie alla presenza di diversi ospiti.
Tra l’8 e il 10 Ottobre i muri del 71 Music Hub all’ingresso dell’OFF di Modena hanno accolto il writer toscano Rusto.
Dopo i diversi interventi già realizzati in Via Morandi, grazie a Jens Besser, Dzia e Collettivo FX, quest’ultimo progetto sostenuto dall’Associazione culturale Stòff in collaborazione con il Comune di Modena – Settore Cultura, vuole collocarsi all’interno di un percorso che darà inizio ad una più ampia riflessione sul writing, spesso erroneamente chiamato in causa in contrapposizione ai temi del decoro e della riqualificazione, mirata a sottolineare la sua importanza culturale tra storia, estetica e contenuti.
Oggi, per l’occasione, vogliamo presentarvi il principale ospite di questo quarto MoCu Speaks, nonché chi ha realizzato il nuovo intervento: Rusto. O, meglio, King Rusto.
Grazie alla disponibilità di Pietro Rivasi (qui tutte le volte che ve ne abbiamo parlato), che ha realizzato questo testo, andiamo a scoprire qualcosa in più sul writer toscano e su come si è guadagnato il titolo di King.
Chi mastica un po’ il gergo del writing sa bene che l’appellativo di King è una questione davvero seria: occorre guadagnarselo sul campo attraverso una produzione coerente, che dimostri dedizione e ricerca, stili e numeri, getting up e sperimentazione. Un concetto nato ormai più di 50 anni fa per definire chi si distingueva per qualità e quantità sulle fiancate delle metro newyorkesi, oggi viene impiegato in tutto il mondo, perché il writing ha infettato ogni angolo del globo.
Così anche a Viareggio, nella Toscana conosciuta soprattutto per mare, vino e cave di marmo, Rusto si guadagna l’ambito titolo. Chi lo segue solo da quando i social sono esplosi, forse non è perfettamente in grado di capire ed occorre, quindi, una piccola ricostruzione storica.
È la metà degli anni ’90 quando, nella sua zona, alcuni dei più importanti writer italiani creano una scena che per una serie di concause, diventerà epicentro internazionale: Duke one, Smart ed i suoi PR – S&D, Fra32, Ozmo, Etnik, Aris. Nomi che hanno collocato la Toscana sulla mappa del writing mondiale.
In questo contesto di grande fermento, stili eterogenei e vera e propria sperimentazione, Rusto muove i primi passi, contemporaneamente alle nuove leve dell’epoca, come gli irriducibili Chaos e Gryns, ADR crew, Porto, Beast, Rena. Ed è qui, che se parliamo del rapporto arte e writing, se parliamo di “gerarchie” tra pari, va cercata l’origine del King. Un talento naturale nello scrivere che abbina la volontà di emergere, anche se penalizzato dalla dimensione claustrofobica della piccola città costiera, ad una chiara vocazione stilistica di ispirazione newyorkese.
Viareggio in quegli anni è un piccolo paradiso per dipingere e questo fa sì che divenga un luogo di fermento per una controcultura che, nonostante internet, resta per certi aspetti fortemente ancorata a tradizioni e rituali decisamente “analogici”: incontrarsi e dipingere insieme in situazioni più o meno rischiose ed intense. Un rituale che crea legami fortissimi che si può capire solo quando metti in gioco tutto ed il tuo destino può dipendere dagli occhi, dalle orecchie e dalla lealtà di chi hai vicino.
Così Rusto entra a fare parte di S&D, storica crew fiorentina ed internazionale, di cui Smart è senz’altro la punta di diamante. Player internazionale, Smart rappresenta una influenza fondamentale per il viareggino, che ne assorbe l’attitudine all’interpretazione del writing newyorkese. Interessante anche il rapporto con Fra32, altro alfiere del writing italiano nel mondo, anche lui con profonde radici nella scuola dei pionieri della grande mela: una forte amicizia, cementata dalla passione per i treni e per il punk rock delle origini, li porta a prendere possesso di una specifica linea ferroviaria regionale, spesso in compagnia di Aris, contaminandosi a vicenda con uno stile che strizza l’occhio ai classici della grande mela.
Grazie al talento, alla forte volontà di emergere ed a un momento storico particolare, tra il 2008 ed il 2009 Rusto “esplode”, e lo speciale pubblicato da Unpleasant Magazine lo consacra come styler a livello mondiale.
Successivamente, il destino si mette di traverso e le cose cambiano drasticamente; nel 2009, un incidente ferroviario drammatico, sia per dinamica che per le conseguenze catastrofiche, modifica per sempre la situazione nella yard locale, playground dell’artista. Nel 2011 poi, la “società” chiede a Rusto il conto, tutto insieme, e dopo anni vissuti al massimo e oltre, viene arrestato. E così, mentre i problemi di famiglia fanno da cornice ad una situazione già di per sé drammatica, Rusto sparisce dalla scene, dalla città e da casa per oltre due anni.
Nei graffiti si sa, se smetti 2 mesi è come se non fossi mai esistito. Dopo 2 anni, tornare sulla scena non è uno scherzo e con una situazione economica e familiare complessa, ancora di più. Rusto incarna la proverbiale testa calda, il cattivo esempio, chi ha tutto e tutto brucia anziché mettere da parte e valorizzare e, pagato il conto con la giustizia, si trova ad affrontare un bivio: da una parte arrendersi alla società, che quando esci dalla schiavitù di una vita standard, dedicata a lavorare per pagare debiti, ti marchia come disadattato e fa di tutto perché resti isolato fino all’auto distruzione; dall’altra mettere a frutto il proprio talento, non per dimostrare qualcosa agli altri, ma per riprendersi una esistenza degna di essere vissuta.
Così, senza più alcuna sicurezza economica e sociale, Rusto fa quello che sa fare meglio: scrive lettering. Le sue bozze, le foto dei suoi pannelli, i suoi primi pezzi pensati per essere opere da appendere ai muri, spopolano. La sua capacità di reinterpretare lo stile newyorkese e la mania con la quale sceglie le colorazioni dei suoi lavori e grazie ad una innata capacità di usare i social, in pochi mesi si guadagna una platea internazionale degna di un influencer. Non parliamo di grupies o toy in cerca di piedi da baciare in cambio di qualche commento sulle proprie foto, ma di king newyorkesi che, venuti a conoscenza dei suoi lavori decidono di supportarlo acquistandone i lavori e accogliendolo nelle loro crew: MCI e MTA, al fianco di nomi come Duel, Marr, Giz, Os Gemeos solo per nominarne alcuni.