All’interno del complesso commerciale di via Lamborghini, al fianco del Museo Enzo Ferrari e a due passi dal centro storico di Modena, c’è un laboratorio artigianale in cui si lavora il legno, ci si occupa di restauro e addirittura di trasporto di opere d’arte. Ad aprire stArt60 furono i fratelli Casartelli, Luca e Marco e, quest’ultimo, è stato così gentile da concederci un’intervista per condividere con noi di MoCu qualche informazione interessante in merito all’attività della sua bottega.
Le origini
Durante gli anni ’70, Massimo Casartelli, di professione elettricista, aveva l’hobby dell’antiquariato ma non si era mai occupato di arte in senso stretto finché, grazie al proprio lavoro, venne a contatto con alcune gallerie. Da quel momento nacque la curiosità per un mondo sconosciuto e affascinante che pian piano divenne passione, al punto da spingerlo a mutare completamente la sua vita fino ad abbandonare la precedente attività ed aprire una galleria propria.
Recentemente ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Marco, il figlio maggiore, il quale mi ha spiegato le molteplici sfaccettature dell’attività che porta avanti insieme a suo fratello Luca e Sara Malavasi. La passione ereditata dal padre ha iniziato i due fratelli sia al lato artigianale della professione, attraverso lo studio del mestiere in bottega secondo la tradizione, sia al lato artistico, avendo alcuni collezionisti tra i propri clienti.
L’attività principale è il restauro, settore nel quale mettono a disposizione un ventaglio di servizi molto ampio che va dall’operazione in laboratorio presso la falegnameria attrezzata fino all’intervento in cantiere o presso l’eventuale abitazione.
Dalla natura morta a Santa Costanza
Sara, in particolare, è specializzata anche nel restauro di opere murarie, affreschi e tele e, proprio questa particolare esperienza maturata nel corso degli anni, è recentemente risultata decisiva in un episodio a dir poco fuori dall’ordinario: intorno al 1998 Massimo scambiò alcuni pezzi con un altro antiquario e tra questi vi era un quadretto raffigurante una natura morta. In questo modo entrò in possesso di quella tela apparentemente senza una vera ragione visto che, oltre a non essere certamente pregiato, non era neanche degno di nota dal punto di vista estetico. Col passare degli anni i Casartelli tentarono di liberarsene anche ad un basso prezzo ma senza alcun esito finché, finalmente, proprio un paio d’anni fa, furono contattati dal primo vero potenziale acquirente.
C’era qualcosa però in quella tela che non aveva mai convinto del tutto Sara e, proprio durante le trattative preliminari, decise di prendersi del tempo per analizzarla. In prima battuta lo studio della trama e dell’ordito rivelò che si trattava di un tessuto antico, databile intorno al ‘600. In seguito ad altre ispezioni più approfondite, dopo aver interrotto per correttezza le trattative con la persona interessata, divenne evidente che la natura morta era stata dipinta intorno agli anni ’40, coprendo la figura rappresentata originariamente, ovvero Santa Costanza.
Le ipotesi più concrete sono due: la prima è che il pittore proprietario della tavola, essendo già in possesso di una notevole quantità di quadri tutti raffiguranti madonne o sante e non riconoscendo la reale età della tela, decise di riutilizzarla per fare pratica. La seconda possibilità, certamente più affascinante, è che il proprietario della tela si vide costretto a coprirla appositamente per evitare che i nazisti, durante l’occupazione, potessero interessarsene e confiscarla.
L’importanza della ricerca
La missione comune condivisa all’interno di stArt60 è la ricerca, cioè il motore che spinge Marco, Luca e Sara ad un continuo studio di preparazione al lavoro e ad una forte sensibilità per l’ambiente circostante. StArt60 è una realtà formata da personalità differenti e da molteplici sfaccettature professionali che, attraverso la costante collaborazione e lo stretto contatto con gallerie e collezionisti, continua a maturare la propria personale visione del mondo dell’arte.
Come sottolinea Marco, mentre mi racconta alcuni episodi:
collaborare con persone le quali, pur di avere un determinato pezzo, spesso sono disposte a tutto o quasi, può restituire la misura della determinazione e, in buona parte, della follia che va a braccetto con questa passione
e mi confida che negli anni è capitato di aver a che fare con un noto personaggio dell’ambiente, il quale vendette un mini appartamento in centro storico per avere la liquidità necessaria e poter effettuare un acquisto.
Quando chiedo di spiegare questa attitudine in parole povere, Marco sorride e risponde
avendo avuto da sempre interesse per l’antiquariato ed essendo io stesso un collezionista, posso capire quelle che, dall’esterno, sembrano pazzie. Raccogliere gli elementi di una collezione non riguarda quasi mai il valore oggettivo di un pezzo e, raramente, si acquista per rivendere in seguito. Ciò che spinge all’acquisto è la necessità intrinseca di possedere quel determinato elemento, tutto qui. Pura passione.
Con la promessa di restare sintonizzato sul lavoro di stArt60, credo che realtà come queste vadano supportate per il grande valore aggiunto che danno alla nostra città. Troppo spesso diamo per scontata la bottega o la piccola attività che lavora secondo la tradizione ma, personalmente, trovo che siano proprio attività come queste ad incidere maggiormente sulla qualità della nostra vita.
Pensate che io esageri? Forse; però fatemi un favore: provate a chiudere gli occhi per un attimo e immaginate di svegliarvi, un giorno, circondati soltanto da centri commerciali.