Teatri del Cimone è il Festival dedicato alle arti performative e ai linguaggi della scena e delle arti dal vivo che si svolge dall’1 al 23 agosto nel territorio dell’Appennino modenese, coinvolgendo i Comuni di Fanano, Sestola, Montecreto e Riolunato. Tre settimane ricche di spettacoli, performances e laboratori per un totale di 30 eventi aperti a tutto il pubblico, 10 eventi dedicati ai più piccoli, laboratori e workshop.
Il Festival è realizzato con il patrocinio dei Comuni di Fanano, Montecreto, Riolunato, Sestola e dell’Unione dei Comuni del Frignano, che insieme a Regione Emilia-Romagna, Fondazione di Modena e Gruppo Hera ne sostengono gli eventi con Čajka Teatro d’Avanguardia Popolare, Compagnia di Teatrodanza Sanpapié, Piccoli Idilli Associazione di promozione sociale, Centro Danza Studio D.I.A e Compagnia Des Almes.
Per ripercorrere la storia di Teatri del Cimone, giunto alla sua quarta edizione, e i progetti che attraversano questi luoghi, abbiamo intervistato Riccardo Palmieri, regista e direttore artistico del Festival e di Čajka Teatro d’Avanguardia Popolare.
Dopo la scorsa edizione, che ha raggiunto quasi 6.000 presenze complessive, il Festival ritorna in un periodo difficoltoso per l’organizzazione degli eventi. Cosa caratterizza questa quarta edizione?
Non con poche problematicità, la compagnia Čajka Teatro, con caparbietà ed ostinazione, è riuscita a mettere insieme una programmazione di 44 eventi che attraversano quattro comuni. Si rinnovano anche quest’anno i rapporti con le compagnie Piccoli Idilli e Sanpapié e le collaborazioni con altri artisti che lavorano sul territorio nazionale e all’estero.
Una grande novità di quest’anno è rappresentata dalla costruzione di un dialogo con le realtà artistiche del Frignano grazie al coinvolgimento del Centro Danza Studio D.I.A in una residenza creativa che attraversa tutti i comuni, creando una macro-drammaturgia in site-specific.
In questo momento così particolare, il Festival vuole in un qualche modo tornare alla funzione primaria del teatro: ricostruire le comunità. Il vettore culturale agisce come collante nella disgregazione provocata dall’emergenza covid-19, che attraverso il motto “io resto a casa” ha in qualche modo spinto sull’acceleratore disgregativo sociale, creando quella mancanza di equità e uniformità facilmente percepibile tra le persone.
Quali sono gli obiettivi del Festival?
Teatri del Cimone si pone diversi obiettivi strettamente connessi tra loro. Utilizzando gli strumenti offerti dal teatro e dalla danza, il Festival mira alla diffusione della cultura, alla riqualificazione dei luoghi e delle strutture del territorio, costruendo un dialogo creativo ed artistico con le comunità della montagna.
Perseguendo questi obiettivi, il Festival porta il teatro fuori dal teatro, ritornando ad una dimensione più antica, originaria, della funzione teatrale, pur attingendo al contemporaneo ed alla sperimentazione.
Che rapporto si crea tra gli artisti ed il pubblico?
Artisti e pubblico condividono uno spazio e fruendone in maniera altra, trovano nuove modalità di incontro in una dimensione aggregativa capace di nutrire lo spettatore e, allo stesso tempo, di rivestire spazi e luoghi di nuove suggestioni ed altri sguardi poetici.
Compagnie, artisti, enti ed associazioni cooperano alla creazione e realizzazione degli eventi, generano meccanismi virtuosi e reti informali, indirizzati allo sviluppo di un tessuto culturale attivo e partecipativo.
Come si inserisce il Festival sul territorio?
Tutti i luoghi d’ interesse storico e culturale o naturalistico che si prestano ad essere abitati diversamente, diventano i palcoscenici di Teatri del Cimone, mostrando uno sguardo attento e preciso sul territorio, in perfetta sintonia con gli obiettivi di rivalutazione e riscoperta del territorio stesso e delle sue potenzialità.
Teatri del Cimone è un Festival peculiare, unico, fatto di luoghi e ambientazioni non ripetibili altrove, che porta a nuove dinamiche, a contaminazioni artistiche e, infine, alla ricerca ed allo sviluppo di nuove possibilità espressive. Operiamo nei contesti naturalistici e nei siti monumentali dei quattro comuni, prestando attenzione alle esigenze di ogni singolo territorio ed aprendo un dialogo creativo e partecipativo con i cittadini.
Le passate edizioni hanno mostrato un lavoro portato avanti senza fretta e rispettoso di quel ritmo che la montagna impone; un lavoro curato e meticoloso sul territorio che, ad oggi, ci accoglie sempre più calorosamente.
Il 2020 rappresenta non solo la quarta edizione del Festival, ma segna anche il decimo anno dal primo progetto realizzato nel Comune di Sestola.
Il primo progetto, “1020 – millEventi”, iniziò proprio dieci anni fa con la sola collaborazione del Comune di Sestola. Fu un progetto fortemente sostenuto da parte mia e dall’allora Assessore alla Cultura Marisa Burchi, ancor oggi madrina del Festival.
Da quella prima edizione il Festival è cresciuto e ha confermato la centralità di alcuni suoi contenuti, radicandoli sempre di più nel territorio e mutando alcuni aspetti formali. L’ingresso dei comuni di Fanano, Montecreto e Riolunato nel progetto, quattro anni fa, ha segnato l’inizio di Teatri del Cimone.
Il nostro ringraziamento oggi è rivolto all’ostinazione di assessori e sindaci: il Festival è espressione di una volontà collettiva di portare cultura (nella forma del teatro e della danza) ed arte in un territorio “periferico” solitamente lontano dai riflettori.
Per informazioni e approfondimenti:
Facebook: @teatrocimonefestival