Il Rumore del Lutto è la prima rassegna culturale sul tema della death education in Italia e in Europa.
Nato da un progetto di Maria Angela Gelati e Marco Pipitone, ha visto crescere negli anni il numero di eventi proposti in prossimità del weekend della Festa dei Morti e, in questo 2020, allargare il proprio ambito d’azione ad altre città oltre a Parma.
La pandemia ha portato alla necessità di trasformare in tempi brevissimi gran parte del programma in una versione streaming, una sfida certamente non facile, ma che ha allargato esponenzialmente le possibilità di fruizione.
Intervista a Marco Pipitone, ideatore del Festival
Marco, che obiettivo si pone Il Rumore del Lutto?
L’intento è quello di sensibilizzare le persone alla vita, e quindi alla morte.
Inutile pensare che questo passaggio non ne sia parte; non possiamo accantonarlo in un angolo della nostra esistenza; al contrario, prendendone coscienza possiamo maturare con maggior consapevolezza quanto la vita ci offre.
Il Rumore del Lutto è giunto alla sua quattordicesima edizione: in che aspetti la rassegna è cambiata in questi anni e cosa è rimasto costante?
L’intento è certamente rimasto costante, ovvero quello di completare da un punto di vista artistico e culturale la Festa dei Morti, portandola “al centro del villaggio”. La ritualità cristiana prevede le visite al cimitero nei giorni della commemorazione, in un luogo storicamente ubicato ai margini delle città, lontano dalle nostre esistenze.
Ebbene, abbiamo voluto completare quel rituale, portandolo anche nel cuore della “città dei vivi”, sviluppandone un percorso parallelo, proprio per rendere più completa la festa, perché di festa si tratta, ricordiamolo sempre.
La nostra speranza è quella di esserci riusciti.
Il Festival nel frattempo è cambiato: proprio quest’anno si è affrancato dalla città di Parma, organizzando delle Experience in altre città come Venezia, Treviso, Mantova, Piacenza, Reggio Emilia: Il Rumore del Lutto è più vivo che mai!
Il tema della Verità è il fil rouge di questa edizione: un concetto evocato e invocato spesso in questo anno peculiare in cui mai come prima siamo stati inondati da dati, informazioni, narrazioni e teorie di cui soppesare il grado di verità. Quali sono le ragioni della scelta di questo tema e quale potrebbe essere la parola chiave per il prossimo anno?
Ogni anno sviluppiamo un tema sul quale impostare le traiettorie della rassegna.
Verità è un tema ampio, decisamente compatibile con le nostre logiche e che include il nostro modo di agire, ovvero che per renderla visibile occorre compiere una ricerca costante: proprio quello che abbiamo tentato di fare con il programma di quest’anno.
Abbiamo già pronto il tema della prossima edizione che si svolgerà tra ottobre e novembre del 2021, ma lo riveleremo più avanti.
La pandemia ha reso necessari grandi cambiamenti nell’organizzazione e nella fruizione degli eventi ma, nonostante le difficoltà, avete scelto coraggiosamente di portare a termine la rassegna: quali sono state le sfide più impegnative di questi ultimi mesi e quali le soddisfazioni?
Il pomeriggio del 25 ottobre 2020 ci è crollato il mondo addosso. Il Dpcm rilasciato, in pratica, annullava il 90% del Festival.
Abbiamo dovuto decidere il da farsi nell’arco di poche ore, considerando che il fulcro del programma sarebbe cominciato in presenza il giorno dopo. Difficile spiegare in poche righe quello che abbiamo fatto, ti basti sapere che gli eventi previsti in programma sono stati convertiti al 90% su piattaforme digitali, utilizzando lo streaming.
Ti parlo senza mezzi termini di un miracolo: prova ad immaginare di riorganizzare il lavoro di centinaia di persone, dall’oggi al domani, in “real time”, cercando oltretutto di mettere tutti d’accordo. Una vera e propria impresa, avvenuta grazie alla nostra determinazione, alla rete che abbiamo costruito e al nostro indomito staff che non ha mai mollato.
Ecco, forse la consapevolezza maturata è la nostra più grande soddisfazione. Della serie, giusto per sorridere: “E chi ci ammazza, ora, dopo aver fatto tutto questo?”.
Il tema del lutto è quanto mai pertinente in questo 2020 (su MoCu ne abbiamo parlato qui) in cui le perdite di vite umane ridotte a numeri scorrono sugli schermi e i riti funebri sono stati ridotti a uno scarno procedimento per pochi intimi: come ritieni che sia cambiata la nostra idea della morte e del compianto?
Pensiamo che oggi più che mai l’esistenza de Il Rumore del Lutto abbia senso proprio per aprire una finestra su quello spazio negato che non può diventare la nostra “nuova normalità”.
Rivendicare il tempo del dolore non è più scontato, proprio perché non ci è possibile condividerlo nei luoghi e con le persone a noi care.
È paradossale ma è probabilmente in questo momento che riusciamo a dare un significato compiuto al concetto di perdita, proprio perché non riusciamo a viverla come vorremmo.
L’evento conclusivo della rassegna di questo anno è il concerto di Mauro Ermanno Giovanardi, fondatore dei La Crus e cantautore poliedrico attivo da oltre 30 anni; il live a porte chiuse al Teatro Farnese sarà trasmesso in streaming sui canali social del Festival sabato 28 novembre alle ore 21.