Non c’è due senza tre, già lo sapevamo e MODNASLACANTA, il Poetry Slam organizzato dai Modena City Rimers, con lo scopo di invadere Modena di poesia, è già arrivato a quota terza serata.
Se vi siete persi le puntate precedenti potete recuperare qui.
Non ci ripetiamo ma sì, di nuovo stesse regole e stesse lavagne, e ancora una volta cambio di location e poeti nuovissimi.
Non ci ripetiamo ma sì, di nuovo ogni poeta ha tre minuti e non un secondo di più di palco, tre minuti in cui può recitare ed interpretare un suo pezzo, o anche più di uno, senza poter contare su nulla che non sia se stesso e la sua voce.
Al termine di ogni performance si alzano le indomite lavagnette, che assegnate a caso tra il pubblico, giudicano senza pietà né vergogna.
Per quest’ultima romantica battaglia poetica ci troviamo al Modena Centrale, vicino alla stazione dei treni, la sera del 14 febbraio; un San Valentino più poetico del solito, forse.
Alle 20.30 i Mo.Ci.Rimers sono belli carichi, e con loro anche i sei poeti che stanno per mettersi a nudo davanti a noi pubblico, voglioso, vocioso e smaniosamente curioso.
L’aria è subito più calda e meno raccolta della seconda serata, e dopo la prima poesia Chiara, letta come sacrifice da Andrea Garganese ( Mo.Ci.Rimers, qui la sua intervista su MoCu), i poeti si presentano.
Eleonora Fisco, Alessandro Minnucci, Elena Gerasi, Caterina Zanelli, Terri Melon e Max Di Mario: hanno età diverse e vengono da città diverse, ma soprattutto hanno diverse cose da dire e storie da raccontare, ognuno con le sue urgenze. Ogni poesia è un mondo nuovo, microcosmi da viaggiare e sondare per tre minuti, e ogni poeta è un suono nuovo.
Questa volta, intervallate dai due presentatori e dall’alzata delle lavagne, i mondi nuovi che ascoltiamo spaziano da poesie che mixano la Genesi e la fisica quantistica, con storie di denti e dentiere, poesie che si auto definiscono erotiche di bassa lega e ci raccontano di amori e seduzioni appese al soffitto, e poi ancora coinvolgenti denunce di morti in fondo al mare scappati verso posti migliori, ragazze che si guardano allo specchio e affrontano se stesse senza paura di dirlo ad alta voce.
Per esploare più a fondo questo mondo a fine serata ho intervistato due ragazze con esperienze opposte di contest poetici. Ho deciso di fare qualche domanda a Caterina Zanelli, una dei poeti in gara alla sua primissima esperienza in un poetryslam e a Giulia Fancinelli, una dei Mo.Ci.Rimers, organizzatori di questo torneo.
Intervista a Caterina Zanelli
Caterina, cosa c’è di bello e potente per te nella poesia? Cosa può darci, ma soprattutto cosa dà a te?
Per me la poesia è qualcosa quasi di magico, in grado di mettere su carta ciò che a volte non solo non si sa esprimere, ma neanche capire. Lì sta la sua forza, nel dire l’incomunicabile, senza necessariamente renderlo comprensibile, ma stimolando sempre e comunque qualcosa. È poesia se non lascia fermo chi ascolta o legge. Scrivere poesia a me da libertà e comprensione di me stessa, è una possibilità di indagine di ciò che sono e leggerla può aprire a ragionamenti, pensieri, sensazioni diverse in grado di portarci sempre un po’ più in profondità, un po’ più dentro di noi.
È la prima volta che partecipi ad un contest di poesia: come ti sei preparata, cosa te l’ha fatto fare e quali sono state le tue aspettative?
Non mi sono proprio preparata in realtà, o non avrei messo piede dentro il locale. Ho giusto pensato nei giorni prima a cosa poter leggere e dopo aver passato sere a non saper scegliere mi sono buttata un po’ a caso, pensando alle rime, non di tre versi, che mi venissero in mente.
Poi volutamente non ci ho pensato più.
Solo il pomeriggio del giorno del poetry ho letto e riletto i testi all’infinito, probabilmente più per far passare il tempo che per altro ed evitare di crogiolarmi nell’attesa direi, il tutto condito dal vino che aiutava a carburare meglio.
Me l’hanno fatto fare in realtà, anche se a forza di scrivere e scrivere viene voglia di mettersi alla prova, di vedere l’altro cosa ti rimanda di ciò che hai fatto tu e un poetry è un modo interessante, bello e diverso per mettersi in gioco.
Di aspettative non è che ne avessi, mi aspettavo ciò che avevo sempre visto quindi la gente che ascolta, la festa e il piacere di stare insieme intorno alla poesia. Il resto non mi importava, volevo solo vivere quell’atmosfera da un punto di osservazione privilegiato.
Cosa hai vissuto tu in quei tre minuti e cosa hai sentito da parte del pubblico?
Quei minuti sono stati strani. Alla prima poesia pensavo più che altro a non inciampare nel cavo del microfono o non sbagliare le parole. Il più è stato quando ho finito e sono tornata a sedermi e lì mi sono resa conto che intanto non ero morta, che la mia poesia non era piaciuta proprio tanto e che ero estremamente felice perché c’ero stata lì io a leggere.
Con la seconda invece avevo ancora il terrore di fare danni ma ero molto più carica, inoltre, anche se credo sia piaciuta meno addirittura, ci tenevo molto a quella che ho letto ed è stato bellissimo dargli una voce.
Nei momenti in cui leggevo non avevo molto chiaro cosa stesse succedendo ecco, ma era bello anche per quello.
Lo rifarai?
Onestamente non so se o quando lo rifarò, non perché non voglia o non mi sia piaciuto, ma perché sto aspettando di aver qualcosa da dire da portare lì. Ora che ho provato e che il primo passo è fatto, il secondo se lo faccio voglio sia più pronto, quindi aspetto a vedere cosa uscirà. Sicuramente, a differenza di prima, non dico che non succederà in assoluto.
Intervista a Giulia Fancinelli
Giulia, come collettivo siete soddisfatti di questo poetryslam e di come siete riusciti ad organizzarlo?
Nella poesia più che di bellezza si parla di tentativi lirici, giravolte tecniche ed eccezioni alle regole. La potenza sta nel motore della scrittura che, a parere mio, coincide con la spinta arrogante di chi gioca a fare l’immortale lustrando l’idea dello scripta manent.
Nella poesia non c’è un vero e proprio scambio, si sbandiera egocentricamente un proprio vezzo, una trovata liricamente galoppante. E se qualcuno presente alla tua cavalcata ti urla dietro “il re è nudo!” comunque sei stato il re per qualche minuto. Ai modenesi non si dà nulla, ci si lancia in una spanciata epocale sperando che qualche schizzo rinfreschi il pubblico, e poi via di sbracciate e fontanelle.
Vi è sembrato di aver raggiunto il vostro obiettivo iniziale? La poesia ha invaso Modena?
Come collettivo stiamo provando a coordinare i nostri tentativi, traendo soddisfazione dall’ascolto che spesso e volentieri ci viene regalato. Chi si mette in gioco, chi gioca, chi sta in panchina o chi fa lanci liberi: il punto non è la vincita ma essere riusciti a creare una partita. Che poi in campo si giochi a calcio, nuoto sincronizzato o equitazione di minipony, non è molto importante. Si gioca per divertirsi no? Sbucciarsi le ginocchia nel mentre è sol motivo di vanto per noi Rambo del sonetto.
Il torneo è stata una chiamata alle armi a tutti i Rambo possibili: venite a infangarvi e a rincorrere qualche gallina con noi! Se poi di obiettivi si può parlare, credo proprio che siano stati raggiunti: una buona comunità di matti è stata creata e soprattutto si è espressa la verità: la poesia a Modena c’è ed è necessaria, piacevole e partecipata.
La vittoria di questa terza durissima e romanticissima serata è stata di Max, che ci ha regalato un inno ad un amore starordinario, Oli et Amo.
Prossimamente i primi due finalisti di ogni puntata di questo poetry si scontreranno in un ultimo accorato duello per poter partecipare alla semifinale regionale del campionato LIPS.
Nell’attesa però possiamo lasciar entrare proprio in casa nostra i Modena City Rimers, che venerdì 27 marzo ci propongono Poesie per un reading Agile, dalle 18 alle 21, aperitivo con reading live in diretta su FB.
Buona poesia!