Le favole sono più che vere: non perché raccontano che esistono i draghi, ma perché ci dicono che i draghi possono essere sconfitti. Ivonne Merciari, classe 1977, dal 2005 è titolare insieme all’amica e socia Laura Broglia della Libreria Incontri, storica libreria indipendente di Sassuolo attiva sul territorio dal 1989.
Sono diverse le attività culturali autonome che si svolgono in libreria con un occhio di riguardo per il no mainstream. Collaboriamo con le istituzioni e le associazioni per “ammassare riserve in granai pubblici contro gli inverni dello spirito che si vedono venire”, parafrasando romanticamente Marguerite Yourcenar, autrice delle Memorie di Adriano ⎯ mi spiega Ivonne.
No mainstream, quanto è importante proporre quella che spesso viene definita controcultura?
Molte delle tipiche espressioni della controcultura sono state assorbite dalla società ed entrate nel costume, storicizzate. Un po’ come l’anticonformismo è andato conformandosi. Perciò, la loro importanza, nel bene o nel male, è un’evidenza. La nuova controcultura forse esiste e si fa in rete, e va cercata nei meandri e tra le insidie del web. Oppure la fa il ribelle di cui parla Jünger, ossia il singolo, l’uomo concreto che agisce nel caso concreto e che, purché sopravviva in lui qualche purezza, per sapere cosa è giusto attinge alle fonti della moralità non ancora istituzionalizzate.
Con no mainstream intendo perciò, più che altro nel mio piccolo, dare visibilità e voce alle piccole realtà come editori indipendenti, artisti, operatori e volontari della cultura con cui condivido valori e intenzioni e che per scelta o perché impossibilitati non circolano “sui grandi schermi”. Ciò che ritengo importante, in una società liquida e complessa come la nostra, è strutturarsi coerentemente ai propri ideali e valori mantenendo spirito critico verso se stessi prima che verso gli altri e cercando ognuno a suo modo di diffondere e rappresentare quelle realtà. Come scriveva Tolstoj nei suoi Diari “Si può fare una grande malvagità, ma un’opera buona non si può fare altro che piccola”. Perciò, ad ognuno la propria responsabilità di dare buoni esempi e di non predicare bene e razzolare male. Io per prima, naturalmente. E tanti piccoli pezzi di bene fanno sicuramente un bene vario e più grande.
Che ruolo ha secondo te la libreria indipendente per la comunità ?
La libreria indipendente dovrebbe essere, oggi più che mai, un presidio territoriale di “bibliodiversità” che sollecita interessi, passioni, incontri, scambi artistici e culturali, socialità; sopravvive della voglia di fare una passeggiata per raggiungerla perché ci si trova un’atmosfera originale, la possibilità di toccare, sfogliare, annusare, guardare dentro i libri; si nutre del piacere di fare due chiacchiere in più cogliendo nuovi pretesti sugli scaffali e magari chiedere un suggerimento di lettura al libraio che in fondo è lì anche per quello e instaurare un nuovo dialogo e un nuovo rapporto di fiducia.
La sofferenza in cui le librerie indipendenti, ma anche quelle appartenenti a grandi catene, versano ormai da lungo tempo è per noi librai una grande sfida e una responsabilità: continuare ad esercitare la nostra attività contribuisce infatti a contrastare posizioni dominanti e di monopolio e ci sprona a migliorarci in termini di qualità, competenze professionali e trasversali e di umanità. Ciò che succederà dopo questo periodo drammatico, lo vedremo e lo affronteremo tutti. Per quanto riguarda la Libreria Incontri, fino alla fine eserciterà il suo atto di resistenza.
Pensi che ci sia una consapevolezza all’acquisto?
Il lettore consapevole esiste, ed è quello che sceglie in autonomia le sue letture perché appassionato di uno o più generi, di particolari autori, forte delle sue inclinazioni o interessato a specifici argomenti. Si prende anche la responsabilità di curiosare e di provare qualcosa di nuovo o di accettare il suggerimento del libraio, di un amico, di una rivista o blog letterari di qualità. Il lettore consapevole sa anche che il mercato online, Amazon in primis, è davvero imbattibile con tutto quel catalogo subito disponibile, le ricerche intelligenti, le consegne a domicilio veloci e ovunque o gli sconti esorbitanti.
Però ci tiene ad avere una libreria nella sua città, frequentarla, fare un giro tra i suoi scaffali per prendersi una pausa, abbandonarsi alle sue riflessioni, lasciarsi ispirare. E gli piace percepire intorno a sé il crepitio che fanno tutti quei libri accumulati insieme, che gli fa sembrare di intravedere l’iscrizione sopra la porta della Biblioteca di Tebe con su scritto “Medicina per l’anima” e di sentirsi già meglio, e anche di cogliere il peso e il senso più profondo di una definizione come “Colonne della civiltà”.
Perciò, preferisce acquistare i libri in libreria anche se la libreria non può fare quello che fa Amazon, e lui lo sa. E sa anche che è un discorso lungo e complesso, che ha implicazioni economiche, politiche, sociali, culturali, antropologiche e altre ancora, e sembra sempre che servano dei disastri perché si intavoli un ragionamento più attento e, appunto, consapevole. Anche il lettore meno consapevole esiste, per compensazione, ma in linea di massima leggere non ha mai fatto male a nessuno e anzi, magari proprio leggendo, è facile che ci si guadagni sempre in termini di consapevolezza.
Se dovessi scegliere dieci titoli da suggerire in questo periodo così strano, cosa proporresti?
Posso suggerire dieci libri da leggere in questo particolare momento, ma non solo, magari con preghiera di fare presto una bella passeggiata e andare a prenderli in prestito o acquistarli nelle biblioteche e nelle librerie di paese.
Dieci libri da leggere
I PASSI NEL BOSCO, Sandro Campani (Einaudi)
Una novità che se fossi al lavoro in libreria consiglierei a spada tratta a chiunque avesse voglia del meglio che la narrativa italiana contemporanea offre oggi. Un romanzo corale che fa ruotare più punti di vista intorno al personaggio centrale, Luchino, eretto a contraltare di tutti gli altri nel bene e nel male, nel comune “mestiere di vivere”, restituendo a lui come alle vicende di un’intera comunità la dimensione più credibile e veritiera possibile. L’ambientazione è quella tutta emiliana di un paese dell’Appennino, sfumata dal pendolarismo fin qui alla pianura e si svolge nel tempo di un paio di giorni, quelli del taglio del bosco, un’attività che come una liturgia chiama a raccolta e per forza di cose unisce. La meraviglia sta nel fatto che le parole di Sandro Campani, sempre così esatte e decisive, sembrano essere occhi e addirittura lenti di ingrandimento sulle cose, sui luoghi, sugli eventi, sulle relazioni; voci amiche che parlano anche di noi e con noi; respiri che animano il bosco e il tempo dilatandoli e riempiendoli di vite e di vita che scorre, zampilla, ristagna e di nuovo torna a scorrere. “I passi nel bosco” è un abbraccio schietto e sincero alla collettività, così stretto che non fa sconti; un coro familiare con cui viene da cantare, un inno alla nostra quotidianità che è sempre straordinaria. Un romanzo di cui c’è bisogno.
ALLA FONTE DELLE PAROLE, 99 ETIMOLOGIE CHE CI PARLANO DI NOI, Andrea Marcolongo (Mondadori)
Il libro della giovane autrice di fama internazionale è un saggio leggero ed elegante che ci accompagna nel viaggio che 99 parole (tra cui anche solitudine – libertà – fiducia – così dirompenti proprio in questi giorni) hanno fatto dalla loro origine fino ad arrivare a noi, evolvendo e contaminandosi. Un libro dove non solo c’è passione per le Lettere, ma anche e soprattutto la convinzione che conoscere, scegliere e usare bene le parole serva a restituire senso e valore alle cose del mondo e a noi stessi. Perciò, prendendocene cura, salviamo molto di più che un vocabolario. E grazie alle parole, quelle più giuste, che servono a definire i nostri pensieri e il nostro sentire, diventiamo anche più consapevoli e quindi più liberi e più forti nell’affrontare un presente fatto in larga parte di confusione, slogan, approssimazioni, sciatteria e persuasione.
QUANDO NON MORIVO, raccolta di poesie di Mariangela Gualtieri (Einaudi)
Un inno alla vita di tutti e di tutto che rappresenta l’esistere insieme, gli uni con gli altri, uomini e animali, grandi e piccini, cielo e terra, bene che deve vincere sul male, evidenza e mistero. L’invito ad uno stato di grazia panico e un po’ francescano, di stupore e rispetto per ogni cosa. Oltre ogni individualismo. I versi della Gualtieri hanno il potere di pulirci i pensieri e gli occhi per avere una visuale migliore sulle cose. E se questo momento lo sta facendo con una certa prepotenza, lei può consolarci con dolcezza e in profondità, ricordandoci anche, come in una preghiera, che le cose davvero importanti ci sono sempre state, anche quando eravamo distratti, e vanno sentite e vissute sempre.
WALDEN OVVERO VITA NEI BOSCHI, Henry David Thoreau
Un resoconto dell’avventura che l’autore, pioniere dell’ambientalismo e della disobbedienza civile, visse in solitaria alla ricerca di un rapporto intimo con la natura per ritrovare se stesso ed emanciparsi dalla pochezza morale di una società ingiusta e dedita all’accumulazione di ricchezza. Una voce che riverbera anche in ‘Nelle terre estreme’ di Jon Krakauer che nel 2007 l’attore e regista Sean Penn adattò per il grande schermo con il film “Into the wild”. Lo stato di necessità e il distacco sono importanti per fare i conti con sé stessi, con gli altri, per ridimensionare le cose e considerare nuove scale di valori. L’isolamento che viviamo in questo particolare momento, seppure non per scelta e falsato dai social, dai cellulari e dai media, spero ci porti comunque a riflettere nella direzione di questa citazione tratta direttamente dal libro:
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto. Il fatto è che non volevo vivere quella che non era una vita a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, succhiare tutto il midollo di essa, volevo vivere da gagliardo spartano, per sbaragliare ciò che vita non era, falciare ampio e raso terra e riporre la vita lì, in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici.”
SCRITTI CORSARI, Pier Paolo Pasolini
Una raccolta di articoli scritti tra il 1973 e il 1975 che analizzano e criticano in modo profondo e autorevole il degrado culturale, i mali e le angosce della società italiana, indagandone le cause: conformismo, perbenismo, consumismo e media. Riflessioni ancora straordinariamente attuali che dovrebbero essere per tutti un esempio imprescindibile di come si fa informazione, politica, attivismo, ma anche contestazione, opinione, analisi. Per non degenerare in approssimazioni, falsità, pochezza, faziosità, incoscienza, egotismo (da non confondersi con egoismo) e confermare invece come principio e fine delle nostre ispirazioni e aspirazioni la conoscenza e l’amore.
“Ma naturalmente per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla.” da L’articolo sulle lucciole.
RICORDI, SOGNI, RIFLESSIONI, Carl Gustav Jung (Rizzoli)
Un libro che è metà autobiografia e metà testamento spirituale di una delle principali figure del pensiero psicologico e psicoanalitico, rivolto a tutti e di piacevolissima lettura; un’occasione per conoscere o ricordare l’insegnamento di un grande autore che ha tracciato con insuperabile dedizione una meravigliosa geografia dell’animo umano. In questi giorni dove avremo modo di stare più in contatto con noi stessi potrebbe aiutarci a non smarrirci ma piuttosto a centrarci, a provare ad ammettere, capire ed affrontare le nostre debolezze, i nostri squilibri, le nostre ombre per provare a trasformarle; ad intravedere nuovi significati o arricchire di senso concetti come umanità, condivisione, sacro, anima, dolore, bene – male, spirito e personalità, per ottenere nuovi strumenti utili a rafforzarci e nuovi contenuti per riempire certi vuoti che nessuna distrazione ( o compulsione più o meno grave in cui forse potremmo riconoscerci tutti ) riesce mai in effetti a colmare.
OGNI GIORNO È UN DIO, Annie Dillard (Bompiani)
Una raccolta di originali saggi naturalistico-letterari che ci inducono con grazia e meraviglia a non vivere come sonnambuli ma a risvegliarci e restare vigili attraverso la contemplazione estetica ed etica della e nella natura che ci circonda. Una sorta di Cantico delle Creature che ci invita non solo a rispettare la natura, maestra di equilibrio, bellezza e vita, ma anche ad innamorarcene profondamente e a non lasciarci sfuggire nessun minimo suo particolare che potrebbe avere in sé il potere di farci riconoscere che un nuovo mondo o un altro mondo in cui finalmente pacificarci sono già qui, in questo.
LA FELICITÀ FAMILIARE, di Lev Tolstoj
Una storia d’amore che narra la complessità dei sentimenti e delle relazioni e il turbamento generato dalla consapevolezza che la realtà non corrisponde alle aspettative, che sono in fondo sempre ingenue. Ma è proprio prendendosi cura dei rapporti, seppur complicati o turbolenti, e impegnandosi a salvarli, che si può risolvere l’esistenza, esercitare la libertà, continuare a trovare spunti per nuove scoperte ed esperienze senza rassegnarsi. Direttamente dal libro, una citazione che commuove, ora come ora, ulteriormente, declinata anche questa nel film “Into the wild” come conferma di una felicità che ha senso solo se condivisa:
“Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di far del bene alla gente (…). E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?”
UN CLASSICO DELLA LETTURA
Qualsiasi, da quella antica a quella contemporanea, perché, come afferma Italo Calvino “un classico è un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani.”
Secondo me è importante riconoscersi in qualcosa che trascende lo spazio e il tempo e ci fa sentire parte di qualcosa molto più grande di noi, insieme e uniti. Calvino dice anche che il ‘nostro’ classico è quello che non può esserci indifferente e ci serve per definire noi stessi in rapporto o magari in contrasto con lui. E’ importante anche convincersi di sé, quanto confrontarsi senza scontro con l’altro per confermarsi oppure mettersi in discussione e uscirne più ricchi e più forti. A me i classici piace chiamarli libri Sempreverdi, e davvero non smettono di dire quello che hanno da dire e non perdono mai le loro foglie verdi e brillanti. Oggi per esempio, il potere visionario di autori come George Orwell, Aldous Huxley, Robert Hugh Benson, Jack London, Margaret Atwood, ci farebbe riflettere profondamente sulla distanza sempre più ravvicinata tra distopia e realtà.
UNA FAVOLA
Anche se la conosciamo da una vita, il potere esorcizzante della favola resta. E in certi momenti, di fronte alle cose del mondo, possiamo sentirci impauriti e indifesi proprio come i bambini, insieme ai bambini. Perciò, per rincuorarci, concludo con la citazione di G. K. Chesterton (1874 – 1936) che Neil Gaiman riporta in esergo nel suo libro Coraline:
“Le favole sono più che vere; non perché raccontano che esistono i draghi, ma perché ci dicono che i draghi possono essere sconfitti.”