Vox populi vox Dei è una locuzione latina che tradotta letteralmente significa: “voce di popolo, voce di Dio”. Ed è anche il titolo che Gianmario Sannicola ha scelto per la sua personale, che proverò a raccontare anche attraverso parole, frasi e impressioni dei ragazzi della scuola media in visita alla mostra.
Prendete una persona vera.
Ora mettete il suo ritratto su una tela.
Adesso accanto a quella tela posizionatene un’altra dove scrivete tutte le parole che a quella persona vengono vomitate addosso, ogni giorno.
Questa è soltanto una parte di quello che è possibile vedere al Crac Spazio Arte di Castelnuovo Rangone. E, nel suo piccolo, questo è quello che ha vissuto anche l’artista, classe 1977 da sempre appassionato di arte e pittura, nel suo passaggio dalla Calabria alla nostra città: sentirsi ogni giorno chiedere “perché non torni a casa tua?”, “cosa sei venuto a fare qui?”.
E lui davvero non lo capiva perché non poteva stare qui.
Quando due persone diverse si incontrano, si uniscono 2 cose.
Incontrare il diverso è solo arricchimento. Non c’è il pericolo di sottrazione, il pericolo che qualcuno possa togliermi qualcosa.
Bisogna avere la curiosità di scoprire, senza giudicare, senza prevenzione.
Gianmario ha scelto di esprimersi attraverso l’arte perché è una delle poche cose che gli permette di parlare a tanti, potenzialmente a tutti, senza il bisogno di esserci fisicamente; il suo messaggio può arrivare a tutti.
Questa mostra non è certamente di facile interpretazione: Sofia Baldazzini, assessore alla cultura di Castelunovo Rangone, spiega che nei primi giorni successivi all’apertura ci sono state diverse segnalazioni. Oltre alle tele descritte sopra, la mostra si compone di quadretti contenti screenshot di commenti facebook, stampati e affissi sul muro dove non esistono i tasti “cancella” o “modifica”; a terra specchi e coperte termiche e sul vetro dello spazio Gianmario ha riportato alcune parole e frasi.
Sono state proprio queste ultime ad accendere gli umori e le polemiche. Parole e frasi molto forti, offese, razzismo, odio, tutte estrapolate dal mondo dei social. Con le parole, così come con le espressioni, con l’arte, con i mezzi di comunicazione, si può fare del male o del bene. E Gianmario questo concetto l’ha voluto rendere chiaro fin da subito, senza neanche il bisogno di dover entrare nello spazio. Quelle parole ti aggrediscono, sono lì davanti a te anche stando a 5 o 10 metri dalla porta di entrata. Parole talmente pesanti e fastidiose che qualcuno ha provato persino a cancellare.
Niente è ovvio. Nulla è scontato.
Nel comunicare, nell’utilizzare un qualsiasi strumento di comunicazione, bisogna sempre tenere in considerazione l’altro; è necessario avere la capacità di guardare l’altro, di mettersi nella condizione che dall’altra parte c’è una persona, esattamente come noi.
Sono in quello spazio insieme all’artista, all’assessore, a una classe di terza media di Castelnuovo e alla loro professoressa. I ragazzi leggono, uno alla volta, ad alta voce, i post di facebook incorniciati.
Al termine la professoressa pone un’interessante interrogativo agli studenti: Le parole hanno un peso, non tutte sono uguali. Chi ha scritto queste frasi secondo voi da cosa fa nascere queste parole? Cosa rimane a chi dice e scrive questa roba?
Le risposte sono tante e diverse: l’ignoranza, l’invidia, la rabbia, la paura, la superiorità, il non saper riconoscere l’altro, il non saper vedere nell’altro una persona.
In una parola: il male.
Una riflessione sul senso del “peso” della parola. Ma anche delle azioni, come possono essere un semplice post su facebook, un messaggio su whatsapp, uno scambio con un amico. Una riflessione davvero importante e carica di significato ma purtroppo fatta di fretta, dettata dai tempi della nostra società, dalla frenesia nella quale viviamo quotidianamente.
La speranza che non sia passata inascoltata e inosservata, come la maggior parte dei post, dei video e delle fotografie che scrolliamo ogni giorno nei nostri feed.
Perché questa mostra a Castelnuovo Rangone?
È una mostra che potrebbe vivere in qualsiasi spazio, in qualsiasi luogo.
Sofia Baldazzini fa notare come il senso di ospitare questa mostra sia strettamente collegato alla possibilità che qualcuno della città, del paese o del quartiere possa esprimersi in questi modi.
Anche la possibilità che succeda a Castelnuovo è forte: un post su facebook, un messaggio su whatsapp, un tweet, un commento su instagram può farlo chiunque, in qualsiasi momento.
Prendere quei post che potrebbero essere cancellati in una frazione di secondo, stamparli e metterli su un muro, scriverli su tele o su vetrine, ti riporta a una consapevolezza molto più alta che magari non si ha quando si scrive da dietro un display.
Perché ormai prestiamo poca attenzione a quello che facciamo, forti della possibilità di poter tornare indietro in qualsiasi momento.