Frequentare qualcuno è un po’ come quelle mattine in cui si decide di indossare un paio di occhiali con le lenti colorate: ciò che ti trovi davanti non cambia, cambia in parte il modo di guardarlo.
Le relazioni hanno sempre influenzato la produzione artistica arricchendo lo sguardo dell’autore, in fin dei conti una relazione è un po’ come un viaggio, stimola e fa crescere, aiuta ad ampliare le vedute.
La storia dell’arte ci insegna che spesso per capire una produzione è importante considerare, nel lavoro di un artista, gli scambi e, tra questi, sono particolarmente significativi quelli con il partner.
Ma se i soggetti ad intraprendere la relazione sono tutti e due artisti cosa succede?
Entrambi classe 1979. Lui Emiliano di Modena. Lei Marchigiana di Acqualagna.
L’arte di Lui è quella del fumetto mentre quella di lei l’animazione.
Lui appare più pacato a tratti fra le nuvole riflessivo, lei più dinamica, tellurica tendenzialmente impulsiva.
Le loro rispettive opere si incontrarono prima di loro, galeotta fu la galleria D406 fedeli alla linea di Modena.
Poi l’incontro di persona durante un workshop. Da lì le collaborazioni, la voglia di un punto
d’incontro: disegno e illustrazione, atmosfere melanconiche a tratti cupe che rimandano a un
immaginario fantastico, onirico anche se mai completamente estraniato dalla realtà.
A entrambi piace guardare fuori dalla finestra; le problematiche contemporanee sono sempre presenti.
Marino con Cosmo, il suo ultimo graphic novel, indaga una condizione umana tipica della nostra epoca: la solitudine, quella inguaribile condizione di solitudine di pensiero che spesso affligge gli animi sensibili. Un diverso modo di comunicare col mondo che non scende a compromessi con quel lato della vita troppo spesso brutale.
Tende verso un esistenza migliore Cosimo, fissato con l’universo e con tutti i misteri che la sua profondità cela, tanto da venir investito del soprannome di Cosmo.
Anche Beatrice affronta una problematica attuale: con la sua ultima animazione in stop motion Soil is Alive, affronta la tematica della tutela del suolo.
Gli sguardi melanconici dei suoi personaggi germogliano con elegante fermezza, invitandoci all’interno di una riflessione sempre più necessaria.
Quattro chiacchiere con questa coppia.
Marino, cosa ammiri di più nell’espressione di Beatrice?
M: “ saper costruire con le mani pupazzi, scenografie. Io sono bidimensionale, non ho la capacità di vedere tridimensionalmente le cose. È un intelligenza diversa, un diverso modo di costruire nello spazio e questo si vede anche nella vita, nel quotidiano, lei è più metodica.
Professionalmente Bea mi ha dato una gran mano per la realizzazione di Cosmo.
Quando si crea un personaggio è difficile avere una visione del suo modo di muoversi nello spazio, una fisionomia coerente in tutte le vignette. Lei ha creato il pupazzo di Cosmo affinché potessi vederlo tridimensionalmente: ha dato la terza dimensione al mio fumetto lo ha fatto uscire dal foglio.”
E tu, in quella di Marino?
B: “Il lavoro del fumettista è diverso da quello dell’animazione, sono diverse emozioni. Di Marino mi piace la capacità di sintesi; riesce a trasmettere il movimento, un discorso in un unica vignetta.
È un modo veloce di disegnare, di rappresentare. Trovo questo movimento veloce molto affascinante.
Al contrario non mi piace il suo distruggere immagini bellissime per pulire i pennelli”.
Scusa, in che senso?
B: “Lui è molto preciso e spesso scarta tavole bellissime per una minima imprecisione, usandole per pulire i pennelli. Ecco questo a me fa impazzire. È pazzo! Sono veramente belli quei disegni.
Inoltre invidio la sua libertà, per creare gli basta poco: un foglio un pennello. Io ho bisogno di spazio di tanti strumenti; sono sempre alla ricerca di nuovi materiali che possano garantirmi un movimento perfetto”.
Pensando alla vostra collaborazione alla Galleria Meme di Carpi, a Biancaneve si addice il sonno. Avete confrontato i vostri sguardi.
B: “Si è stato bello incontrarci nella pratica del disegno per la rappresentazione di questa fiaba, guardarle a confronto è interessante”.
M:“ È stata una bella mostra: un’esposizione di lavori tra illustrazioni, disegni, tavole a fumetti, sculture e installazioni, abbiamo mostrato le nostre individuali ricerche unendole nell’immagine su Biancaneve”.
Compagni nella vita, compagni di lavoro: la vostra giornata tipo?
B: “Mi sveglio presto, mi piace lavorare in mattinata”
M: “Io ho sempre preferito più la sera, trovo la giusta concentrazione. Poi grazie a Beatrice ho iniziato ad apprezzare anche il lavoro di mattina.
M: Abbiamo i rispettivi studi in casa, lavoriamo sotto lo stesso tetto ma questo non è un problema, anzi.
Abbiamo trovato la nostra dimensione, solo a pranzo e a cena ci confrontiamo”.
B: “Ricordo di una giornata da me nelle Marche, decidemmo di prenderci un giorno di stacco dal lavoro, lo portai al fiume. Venne a piovere così il nostro piano per una giornata in pieno relax fallì. Neanche il tempo di salire in macchina che eravamo già li a pensare al lavoro che ci avrebbe aspettato a casa, beh eravamo felici. Quel misto di felicità e ansia che si ha quando si avvicina il momento di far qualcosa che ti piace.”
La contaminazione è inevitabile. Nei vostri personaggi siete entrambi molto attenti allo sguardo.
M: “ Le creazioni sono come figli e vivendo insieme è facile che il nostro sguardo si sovrapponga”
B: “Il bello di lavorare assieme è che spesso lui vede cose che io non vedo e viceversa. Spesso ci stimoliamo”.
A proposito di sguardi, Ophelia assomiglia incredibilmente a Beatrice.
M: “Sei la seconda persona che lo nota”.
B: “Ah, ma quindi sono io davvero?”.
M: “Così sembrerebbe”.
B: “Ne sono felicissima”.
Cosmo.
M: “Cosimo è un ragazzino autistico, mi affascinava l’idea di lavorare con una voce narrante che fosse altro da quella, diciamo classica, uno sguardo nuovo rinnovato sulle cose.
Ho letto alcuni libri e mi sono appassionato all’argomento: in particolar modo alla sindrome di Asperger”.
B: “Mi ha colpito l’identità di Cosmo, è come se non fosse chiara permette agli altri personaggi di plasmarla a loro immagine e somiglianza”.
Soil is Alive.
B: “Nasce da una riflessione nelle Marche. Conversavo con un mio amico contadino, si parlava della sostenibilità ambientale, dell’agricoltura biologica e dell’importanza della tutela del suolo.
Ho sentito la sua rabbia:l’eco di questo tormento mi è rimasto in testa. Ho capito che avevo bisogno di raccontare questa favola contemporanea.
Ci tengo a dare il mio contributo nell’ecologia”.
M: “È difficile raccontare il suolo, e ancora di più rappresentarlo con l’animazione, il suolo non si muove.
Beatrice ha fatto un lavoro incredibile è riuscita a renderlo vivo”.
Prossimi progetti?
M/B: “Abbiamo troppi progetti, troppe idee dobbiamo solo decidere quale far partire per prima”.