Il 10 novembre 2015 usciva il settimo numero cartaceo di MoCu (a questo link è disponibile la versione online sfogliabile) con la copertina realizzata da Alice Padovani, modenese classe ‘79. Da allora, il suo nome è comparso diverse volte sul nostro magazine (qui tutte le volte che vi abbiamo parlato di lei), dando quasi per scontato che i lettori di MoCu la conoscessero.

Ci siamo accorti, però, di non averne mai parlato in modo approfondito e così, in occasione della sua prossima mostra personale “L’ultimo Giardino” dal 12 ottobre al 10 novembre 2019 presso lo spazio industriale Hangar Rosso Tiepido di via Emilia est 1420/2, le abbiamo fatto qualche domanda sul suo lavoro e sulla prossima mostra. 

Disegni, sculture ma anche installazioni e vere e proprie performance. Come ti definiresti e di cosa ti occupi esattamente?
Il punto della questione è proprio questo: non mi definisco e vorrei poter non farlo mai. Sono un’artista. Il mio ambito di ricerca (attualmente) è quello delle arti visive, ma oltre a questa indicazione di massima preferisco non essere legata a etichette o inquadrata in generi accademici. Questa mia modalità operativa, all’inizio spesso criticata, con il passare degli anni è diventata il mio punto di forza: mi ha permesso una libertà creativa preziosa, rendendomi consapevole di quanto il mio lavoro soffrisse l’inadeguatezza dei confini tra le discipline artistiche e di quanto mi importasse assai poco di questi limiti. Dunque, non sono una pittrice, non sono una scultrice, non sono una performer; semplicemente scelgo la tecnica che risulta necessaria affinché un’opera possa nascere ed essere costruita nella sua forma ideale, senza perdere una riconoscibilità distintiva e più sotterranea che si sviluppa in egual misura su fenomeno e noumeno, su immagine e idea. 

La personale “L’ultimo giardino” racchiude al suo interno tutte queste arti. Come è nata l’idea di questa mostra, come si sviluppa e cosa la caratterizza rispetto ad altre passate?
L’idea di questa mostra è nata un po’ per caso dall’incontro con Tiziano del Vacchio e dallo spazio che gestisce nella periferia a est di Modena, l’Hangar Rosso Tiepido.
Fin dall’inizio mi ha incuriosito l’idea di lavorare in un luogo diverso dai soliti ambienti asettici e bianchi in cui l’arte contemporanea viene solitamente ospitata. In generale, mi sono sempre trovata a mio agio nelle situazioni espositive non convenzionali e con un tipo di approccio site-specific. In questo caso particolare, la sfida più grande è stata quella di trovare un modo per far convivere le mie opere con un ambiente già fortemente connotato.
La mostra “L’ultimo giardino” si presenta dunque come un’installazione di grande formato che racchiude le singolarità di ognuna delle opere presenti. L’allestimento si sviluppa come un percorso libero senza direzioni obbligate nell’intento di creare un corpo unico costituito da opere diverse. Credo che sia proprio questo aspetto a caratterizzare e differenziare questo evento dalle mie mostre precedenti. Un paesaggio urbano artefatto e frammentario in cui scoprire ciò che resta di una natura che sta scomparendo e dove le opere, appese a un filo sottile, portano il segno della grande fragilità che permea l’epoca contemporanea.
Dopo una passeggiata fra le strutture dell’installazione centrale, si prosegue oltre, verso la parte più nascosta del capannone in cui è esposta l’installazione Solid, un giardino nel giardino, in cui elementi vegetali e animali sono trattenuti e sigillati nel gesso instaurando un equilibrio tra l’effimero del corpo organico e la solidità della forma inorganica: nature morte che giocano con la loro stessa materia e dove il tempo sembra aver perduto il suo diritto di corruzione.

Chi ti conosce meno, o lo fa per la prima volta, come dovrebbe approcciarsi al percorso espositivo di questa mostra?
A prescindere dai significati delle singole opere o dalla poetica che muove tutta la mia ricerca artistica, non c’è un modo giusto o sbagliato per approcciarsi a questa mostra se non quello di mantenere una genuina curiosità e la mente aperta ad accogliere la diversità, spesso considerata spaventosa o disturbante, legata al mondo degli insetti.
Durante l’inaugurazione, sarò ben felice di poter raccontare, a chi me lo chiederà, ciò che sta dietro ogni lavoro; tuttavia, la lettura che il singolo visitatore darà a un’opera piuttosto che a un’altra sarà comunque giusta.
Bisogna sempre tenere conto che un’opera d’arte, una volta conclusa, vive al di fuori dell’artista che l’ha pensata e realizzata. Nel momento in cui viene messa al mondo, inizia ad avere una sua identità che potrà esprimersi in modi opposti o affini a seconda dello sguardo che cercherà di decifrarla.


Alice Padovani
Nata nel 1979 a Modena, dove vive e lavora. Laureata in Filosofia e in Arti Visive, dalla metà degli anni ‘90 al 2012 si forma e lavora come attrice e regista nell’ambito del teatro contemporaneo. Il suo linguaggio espressivo spazia dal disegno, all’installazione e alla performance. Le sue opere sono state esposte in mostre personali, collettive e fiere d’arte a carattere nazionale e internazionale ricevendo numerosi premi e riconoscimenti tra cui il Primo premio Scultura al Premio Nocivelli, il premio speciale Galleria Guidi&Schoen all’Arteam Cup, il Biafarin honor award all’Arte Laguna Prize di Venezia e il Talent Prize di Paratissima Bologna.

La mostra L’ultimo giardino si presenta come un’installazione di grande formato, dove le singole opere dialogano fra di loro in un percorso di visita originale quanto insolito. Il concetto alla base dell’esposizione, riassunto nel titolo della mostra, è quello di portare all’attenzione l’idea della perdita, di ciò che rimane della natura, della fragilità che permea quest’epoca di cambiamento globale che riguarda tutti noi.
Nella mostra saranno presenti opere appartenenti a serie diverse che spaziano dall’assemblaggio ordinato in teca entomologica alla scultura e all’installazione. 

Qui è possibile scaricare il Comunicato Stampa della mostra:
alice_padovani-ultimo_giardino-comunicato_stampa

Durante la serata di inaugurazione, inoltre, Medulla (anche questa nostra cara conoscenza. A questo link potete trovare tutti gli articoli in cui ve ne abbiamo parlato) presenterà una stampa serigrafica con colori naturali a tiratura limitata del grande disegno intitolato Rebuild nature. Victoria amazonica, anch’esso esposto in mostra.

 


Alice Padovani
L’ultimo giardino
mostra personale a cura di Ilaria Dall’Olio
Hangar Rosso Tiepido
via Emilia est, 1420/2 – Modena
info@te-com.it
Inaugurazione: sabato 12 ottobre 2019 dalle ore 18.30
Durata: 12 ottobre – 10 novembre 2019
Orari: Lun – Sab: 10-12; 15-18 | Domenica su appuntamento
INGRESSO LIBERO