Se c’è un aspetto della fede che connette la grandeur degli ori vaticani agli altarini presenti nelle case di fedeli spesso, a loro insaputa, decisamente politeisti, è quello del culto dei santi. In cerimonie fastose viene sancito ogni loro upgrade, da venerabile a beato a santo. Ma un santo funziona solo se riesce ad attecchire nell’animo della gente comune, se la sua vicenda umana gli consente di avere più followers degli altri colleghi, se al suo santino spiegazzato si affidano coloro che hanno problemi e questioni specifiche, spesso connesse alle circostanze eccezionali e molto pulp del suo martirio. E così Bartolomeo, santo scuoiato vivo, è invocato da conciatori e macellai; san Foca, affatto famoso, che pare si sia scavato da solo la fossa per non affaticare i carnefici, è patrono dei giardinieri.
L’Asta del Santo ha il carattere popolare del gioco, da tavola o da bettola, con un pizzico di memoria adolescenziale delle carte Magic e simili. È uno spettacolo mai uguale a se stesso, un evento unico che si modifica grazie al contributo del pubblico presente in sala, al quale vengono distribuite fiches da ritenersi lire fuori corso (in misura del tutto casuale e variabile per ciascuno – ma d’altronde… così è la vita!), e che con quei soldi potrà comprare la preferita fra le carte raffiguranti le vite dei santi, anche ricorrendo a cordate di acquirenti degne di Wall Street.
Il banditore d’asta è Luca Zacchini, autore anche dei disegni stampati sulle carte, che in poche forme distorte e anatomicamente improbabili riescono a cogliere l’essenza del soggetto e a suscitare da sole non poco divertimento nel pubblico.
Ogni carta viene presentata dal banditore con una narrazione in bilico fra l’agiografia ufficiale (e i dati storici e biografici a sostegno di essa) e la libera e divertita costruzione di tutto ciò che manca alla storia; per questo i santi più oscuri e misconosciuti, se non addirittura inventati, e riguardo ai quali Gli Omini molto concedono alla fantasia, sono, fra i 45 proposti in vendita, quelli dalle presentazioni più imperdibili.
Il tono serio e cerimoniale, quasi da prete officiante la messa, di Zacchini, in contrasto con l’approccio a tratti svagato e sopra le righe del ragazzo-pesce-velina Francesco Rotelli, il cui mutismo si spezza in vocalizzi imprevedibili, e la relazione indefinita che lega i due personaggi sul palco, rendono se possibile L’Asta del Santo uno spettacolo ancora più surreale, stralunato e di difficile classificazione.
Gli Omini sono una compagnia teatrale che da una decina d’anni dà vita a progetti originali partendo da settimane di indagine territoriale, calandosi nella folla, per carpire stralci di conversazione, brandelli di memoria popolare, e assemblare poi il tutto con una comicità innata e pop propria del teatro di strada e della zona da cui provengono, la provincia di Pistoia. Per Vie 2016, oltre a L’Asta del Santo, Gli Omini sono in scena anche con Ci scusiamo per il disagio, spettacolo nato da un mese di immersione fra la gente che frequenta i binari della Stazione di Pistoia: pendolari, ex carcerati, coppiette, tossici, barboni, suonatori e innumerevoli altre forme di vita umana e animale.