Nel 2009 Giulia Marenzi aprì il laboratorio in via Vignolese e poco più di un anno fa una boutique a Modena in via Calle di Luca; oggi, noi di Mo.Cu scambiamo con lei 4 chiacchiere proprio all’interno di questo petit jardin in pieno centro storico.
Ho riscontrato in Giulia una passione sconfinata per gli strumenti del suo lavoro: Fiori e piante. Un’attenzione verso il mondo vegetale radicato sin dall’infanzia sbocciato nella professione della Flower Designer. Ma cosa fa esattamente una Flower designer? Cosa fanno Giulia Marenzi e il suo staff? Creano situazioni e composizioni dal profondo senso estetico accordando forme e cromie che rimangono impresse seminando nella mente ricordi speciali.
I fiori? come nasce questa passione?
Da piccola abitavo in campagna, mi sdraiavo sui prati e osservavo quello che accadeva sui fiori, l’imprinting è avvenuto li.
La passione mi è tornata fuori poi più avanti, nel pieno degli studi di Giurisprudenza quando una volta trasferitici, in centro a Modena, mia madre mi chiese di occuparmi dei tre enormi balconi straripanti di piante. L’idea non mi andò subito a genio, pensai: “Ma ci metterò una vita” . In realtà poi è bastato poco, infatti appena ho visto la reazione delle piante alle cure mi esaltai in un batter d’occhio. Venni attratta dalla loro Bellezza.
Ho imparato a prendermi cura delle piante godendo del risultato delle cure; è infinita la soddisfazione che da una piante quando reagisce bene, e poi mi attraggono proprio, ogni volta che vado da un fornitore mi viene la fregola, sembro una cleptomane.
Dalla laurea in giurisprudenza ai fiori.
Dopo tre anni di praticantato nel civile, durante i quali mi sono suicidata dalla noia, ho provato anche penale. Penale ha a che fare col lato più brutale dell’essere umano, lo trovo più affascinate, però applicarlo richiede un pelo sullo stomaco che non credo d’avere. Successivamente un ulteriore suicidio andando a lavorare per una società di brokeraggio assicurativo. Ecco questo è stato il momento in cui ho capito che era necessario mollare tutto.
Però adesso, col senno di poi i miei studi mi sono stati di grande aiuto, sono sempre stata un po’ naïf, istintiva e poco precisa.
Studiare giurisprudenza mi ha dato metodo e costanza, ora mi muovo con agilità anche nell’organizzazione degli eventi.
I fiori sono sempre stati il tuo piano B?
Si, ho sempre fatto qualche corso amatoriale di composizione floreale.
Dopo l’esperienza in assicurazione avevo così voglia di fare, di cambiare che spavaldamente, come un kamikaze sono andata a bussare alla porta di due rinomati catering. Otto anni in cui
imparai davvero tanto sulla gestione degli eventi e soprattutto sul lato estetico degli eventi, ho osservato tantissimo. Da li feci il corso per diventare fiorista perché era ora di camminare da sola, così aprii il laboratorio 7di Fiori. E in seguito aggiunsi il negozio in centro.
Come inizia la giornata di una Flower designer?
Mi alzo presto per andare a prendere i fiori, spesso non faccio neanche in tempo a pranzare perché quando il fornitore che arriva dall’Olanda passa tu devi esser pronto.
Ma non è un peso, è come scartare i pacchetti la vigilia di Natale! E’ bellissimo selezionare i fiori e le piante. Nella scelta tengo conto delle esigenze dei clienti e delle sensazioni che ogni fiore mi trasmette sul momento ma sempre nel rispetto della stagionalità, della natura, della spontaneità delle cose.
Una volta presi i fiori vanno puliti. Pulire 900, 1.000 fiori non è cosa da poco.
Perdonami l’ignoranza, cosa intendi esattamente con pulizia del fiore?
La pulizia è alla base del mantenimento dei fiori, Il taglio, ad esempio è importantissimo. Se tagli a coltello il fiore beve meglio e dura di più in quanto i vasi linfatici esterni del gambo non vengono schiacciati, cosa che invece accade tagliandolo con le cesoie.
Le sfumature che più ti piacciono di questo lavoro?
La composizione è il momento in cui sto meglio, non tanto per il risultato finale, ma il momento in cui lo faccio.
Magari verrà recepita in maniera diversa da ciò che vorrei trasmettere io ma questo fa parte del gioco.
Capire la personalità del cliente e realizzare qualcosa per lui che lo rappresenta mi regala emozioni.
Quelle che ti fanno storcere il naso?
Le forzature: uno stile shabby chic all’interno di una chiesa gotica, per dire.
Mi piacerebbe far passare il messaggio per cui come ogni persona ha un vestito che la valorizza così avviene per gli ambienti ma oggigiorno è difficile far passare questo concetto: i social e il web fanno passare milioni di immagini in un calderone, senza approfondimenti di alcun tipo e il rischio è che gli utenti si convincano che quel tipo di allestimento, possa stare bene ovunque.
Non mi piace neanche la concezione, che spesso impera nel panorama collettivo, per cui una pianta è bella solo se perfetta. In questo caso con perfetta si intende finta.
Appena comprata una pianta è perfetta, il suo stelo è dritto. Ma le piante sono esseri viventi e nella loro crescita seguono la luce che in un vivaio proviene da tutte le parti in una casa no.
Le piante sono vive, non sono oggetti d’arredo. Bisogna imparare ad amarle come esseri viventi, nelle piccole imperfezioni delle piante sta la loro bellezza. A Parigi ho acquistato un libro favoloso in cui ci sono case bellissime con piante dalla forma vera che seguono l’andamento e la fonte di luce dell’interno. Bisogna imparare ad amarle come esseri viventi. E poi vogliamo parlare della bellezza delle foglie quando prendono su il color brunito? O dei racemi che seguono le curve di una superficie?
Ti capita di dir di No ?
Si, piuttosto di rischiare un effetto scarno dopo una strozzatura di budget preferisco dire di no, però capita in rare occasioni, tendenzialmente accetto tutti i lavori è sempre uno stimolo.
Cosa vedi sui fiori?
Su un prato fiorito accade la vita. Hai presente il film Microcosmos? Tutto ha un ritmo incantevole.
I fiori sono delicati ma forti, ballano al vento e sono gentili e generosi: offrono agli abitanti del prato ombra durante la calura estiva, acqua (che raccolgono nei loro anfratti) agli assetati e delizioso cibo zuccherino agli affamati e bellezza, bellezza in ogni direzione. Meno male che non mi sono mai sdraiata su un prato di piantine carnivore! Ma anche quelle sono splendide, inevitabile vita!
“C’est le temps que tu as perdu pour ta rose qui fait ta rose si importante”, suggerisce Antoine de Saint-Exupéry e le creazioni di Giulia sono così speciali proprio grazie a quel tempo che lei continuamente dedica a loro.
Laboratorio, Via Vignolese 271.
Boutique, Via Calle di Luca 29.
Per informazioni:
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