Con Fabrizio Loschi alla scoperta di ‘Libri da Bruciare’: la casa dei cultural homeless
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Io e Fabrizio Loschi, detto Izzio, ci conosciamo dai tempi dell’Istituto d’Arte.
Fabrizio è un vero agitatore culturale o, come si definisce lui, “operatore dell’inutile…”, che poi nel linguaggio comune andrebbe tradotto come artista.
La sua energia è contagiosa, la sua autenticità è inattaccabile.
In due ore di chiacchiere si sono toccati mille argomenti e cercate mille strade per capire come questa città, ovvero Modena, possa rinascere e per far sì che si ristabilisca un movimento culturale. Entrambi a volte ci lasciamo andare alla nostalgia del tempo che fu, ma sicuramente non abbiamo mai abbassato la guardia…
Ci incontriamo perché vorrei che mi raccontasse l’esperienza appena iniziata insieme a un gruppo di amici con cui da poco ha fondato, attraverso un’ associazione culturale, una casa editrice dal nome ‘Libri da Bruciare – Pagine incendiarie per gli irriducibili del pensiero individuale’. Un nome che trasuda ironia, voglia di situazionismo, un ‘leggero tocco’ di futurismo e rimanda al fantastico libro di Ray Bradbury ‘Fahrenheit 451’.
L’incontro avviene il giorno dopo averlo visto a Buk, il festival della piccola e media editoria al Foro Boario, dove hanno presentato ‘Brucia questo libro – Dinamo Innesco Rivoluzione 2008/ 2016’: una raccolta di art work del creative director Simone Poletti dove l’immaginario pesca tra le grafiche politiche e le avanguardie del ’900.
Apro il libro e, oltre alle illustrazioni e alla grafica curatissima, mi colpiscono frasi come “arrenditi al lato oscuro, sarà bellissimo”, “brucia l’estetica”, oppure “moderati e democratici ti annoiano? Getta benzina sul fuoco. Benzina sul fuoco, l’elisir d’ogni giovane di sani principi!”, e tante altre che attivano come per incanto le sinapsi sopite, la capacità critica e soprattutto l’ironia. Va detto che Simone ha collaborato, come grafico, con band di culto come Disciplinatha, Siegrfied e Carnera. Per certi versi questo immaginario di Poletti mi ricorda George Grosz (non per nulla inventò insieme a Heartfield la tecnica del fotomontaggio), uno stile duro e spigoloso che era anche una forte critica sociale nei confronti di quel mondo che sicuramente stava virando verso i totalitarismi del secolo scorso.
Ma vuoi che questo gruppo di randagi si fermi alla parola scritta?
A coronare il neo catalogo compaiono sotto la label ‘Dischi da Bruciare’ e, con una veste grafica e un packaging molto accativante, il progetto ‘Divisione Sehnsutch’ costola dei Siegfried, e il progetto B.B.C., acronimo di Black Bocciofila Combo – che io personalmente ritengo uno dei più bei nomi di band che sa di Emilia e di paranoia – . ‘Audibile Manifesto’ si presenta con diciassette tracce dove Fabrizio Loschi gioca il ruolo di narratore e paroliere, Massimo Mantovani è la voce, le musiche sono curate da Giorgio Parmigiani e le chitarre sono suonate da Gianluca Artioli. Un lavoro godibile e con richiami al suono dark e industrial ma con jingle da carosello, con testi che rimandono a citazioni di Sanguineti, Max Stirner e al mondo dadaista. Stanno lavorando a una versione live/ performance di questo progetto.
Lo so, questa chiacchierata potrebbe sembrare riduttiva… in due ore e passate al Bar dell’Orologio in piazzetta delle Ova a Modena di cose ce ne siamo raccontate. Ma alcune erano circoscritte ai nostri bei ricordi e altre ai millenials, che Izzio trova “vogliosi e attenti di sentire, toccare questi mondi”. E poi non vuoi metterci il Graffio, Il Wienna, il Centro Giovani San Paolo, non vuoi metterci il Pacco, il Ritz, i concerti degli anni ’80, il nostro amico Fabrizio Bucciarelli… non vuoi metterci che siamo dei fottuti 50enni?
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