Sabato 30 novembre si è svolta la terza edizione di Esposizione Orizzontale all’interno di Bottega dei gozzi, in via Arturo Toscanini 241.
Oramai consolidate le modalità delle edizioni precedenti: gli strumenti del mestiere vengono spodestati dalle opere di autori, ogni anno più numerosi. Opere pittoriche, grafiche, scultoree, di animazione, di realtà virtuali e sonore, prendono posto comodamente all’interno della bottega che, per sua natura, rimarca l’aspetto artigianale dell’opera ponendo gli organizzatori e gli avventori nello stesso stato di intimità condivisa.
Diverse espressioni artistiche si cimentano nell’accordo di un unico tema collettivo: la metamorfosi, quello di quest’anno.

Un piccolo rendez-vu

Dalla riflessione di Giovanni Sandri, Furbetti Masturbetti racconta delle metamorfosi, non proprio alla “bruco che diventa farfalla”, di adolescenti che dal giocare coi lego si ritrovano a dover gestire impellenti impulsi fisici corredati dalle insicurezze più goffe per poi approdare nel porto sicuro di Federica, Adele, Roberta che dir si voglia.

Al Pinocchio, composto di fregi e caratteri mobili, realizzato con torchio manuale di Ebe Babini, passando per la tipografia che cambia e condiziona il nostro modo di leggere, vedere, comunicare: Tipometamorfosi di Bunker.

Il sutra del cuore di Andrea Chiesi, il dialogo mistico di Nicholas Perra in una continua tensione simbiotica tra il suo gesto di stampa e la traccia che appare; l’uno si produce grazie all’altro: in strato, i monotipi non sempre rispettano il processo di stampa imposto dall’artista

I cianotici soggetti di Aris, lo sviluppo interiore di un organismo vivente di Bartocci per cui una madre-materia si incarna nelle multiformi fecondità di una natura intensa e affascinante.

La riflessione Il Paesaggio, in cui la metamorfosi parte dalla natura incontaminata che viene distrutta per fare spazio all’uomo e alla sua idea di città per poi tornare a un’origine armoniosa di Elia Mazzotti Gentili.
Alter ego, di Riccardo Bazzoni: una riflessione sul concetto del divenire quando ad essere centrale è solo il punto di osservazione dello spettatore, invitato a scegliere una posizione e a ricostruire con la propria immaginazione tra gli spazi lasciati vuoti da tutti i frame materialmente assenti. Un significato alla mercè dello stato emotivo e visivo di chi guarda.

La messa in discussione della visione d’insieme di Emmanuele Coltellacci che, come un manuale di istruzioni su come guardare, suggerisce consapevolezza sul nostro osservare. È affascinante la molteplicità di modi possibili di vedere, di osservare l’oggetto del nostro interesse: qualsiasi esso sia. Rendere nostro il tempo dell’oggetto, esplorarlo, giocarci, toccarlo: entrarci in confidenza. La macchina fotografica come prolungamento di noi stessi, come strumento per ricordare e documentare questi approcci conoscitivi. Una profonda riflessione sulla capacità di concentrarsi; atto indispensabile per la scoperta e la conoscenza nonché azione rivoluzionaria del presente.

Sono tanti gli artisti che hanno partecipato quest’anno, troppi per poterli raccontare tutti, oltre a quelli citati ricordiamo: Patrick Aleotti; Alberto Bello; Laura Turrini; Luca Monzani; Mattia Scappini ; Simone Fazio; Marino Neri; Enrico Selmi; Elisa Cattani; Silvano Babini; Lola Love; Federica Manente; Alessandro Formigoni; Giuseppe Bertozzi; Insetti Xilografi; Pierluigi Lanzillotta; Beatrice Pucci; Elisa Menini e, chiaramente, Bottega dei Gozzi e Medulla.

“Poi, com’è giusto e bello che sia alcuni autori hanno dato spiegazioni e altri no”, mi raccontano Davide Montorsi e Federico Montaguti di Bottega dei Gozzi:

Off the record Giuliano della casa è stato super, quando è venuto in Bottega per conoscerci ci ha fatto un bellissimo discorso su come il lavoro in ceramica rappresenti perfettamente la metamorfosi perché parte tutto dalla materia di base con cui le cose viventi sono create e in cui ritorneranno, la terra, e come questa venga poi trasformata in modi diversi.
Quando ci ha portato il piatto e gli abbiamo chiesto di darci nuovamente la spiegazione per il cartiglio ha detto che potevamo scrivere semplicemente così: “ci ho provato e riprovato e in una trota mi son trasformato.”

 

Intervista a Davide e Federico

Ciao ragazzi, sono trascorsi due anni dalla nostra ultima chiacchierata. Cos’è cambiato in questo periodo?
Per fortuna è cambiato poco, per una piccola realtà artigiana che lavora in un campo insolito come la legatoria antica avere un periodo così lungo di costanza non è cosa scontata. In questi anni siamo riusciti a realizzare diverse tipologie di volumi nel campo delle edizioni limitate che ci hanno dato la possibilità di mettere alla prova molte delle conoscenze acquisite negli anni; in più abbiamo continuato la linea dedicata ai volumi di scena, in questo caso rispetto a “Il Nome della Rosa abbiamo fatto un salto in avanti di duecento anni approdando a Leonardo Da Vinci per il film “Io, Leonardo” realizzato da Sky Arte, volumi ovviamente realizzati con tecniche e materiali coevi all’epoca rinascimentale, anche in questo caso abbiamo lavorato sotto la cura della Franco Cosimo Panini Editore.
Contemporaneamente c’è stato un calo dei restauri commissionati da biblioteche pubbliche, mentre di controparte abbiamo ricevuto le prime richieste di digitalizzazione e restauro digitale da parte di privati: ecco, effettivamente questo rappresenta un cambiamento, o quantomeno un ampliamento importante dello spettro di lavoro che si realizza qua in bottega.

Esposizione orizzontale sta avvicinando i modenesi alla bottega?
Senza dubbio, da quando abbiamo organizzato la prima edizione tre anni fa questo luogo non è più così sconosciuto, almeno per le generazioni che non hanno vissuto gli anni d’oro della legatoria in passato. Facciamo un lavoro insolito e siamo lontani da un centro storico che detiene il monopolio di quello che accade a Modena, ma ci piace molto l’idea di spostare un po’ l’attenzione fuori dalle mura romane durante i nostri eventi (Bottega dei gozzi, ndr), o quelli di Medulla.

Frequentare una bottega può in qualche modo sensibilizzare e orientare verso un altro tipo di acquisto?
Riesci a sensibilizzarti se appunto sei.. sensibile. Ossia, se riesci a capire quanto lavoro ci sia dietro ad un prodotto realizzato completamente a mano con tecniche affinate da un secolo di conoscenze tramandate. Questo, ovviamente, è molto più facile capirlo frequentando una bottega e non un negozio.

Sono stati tanti gli artisti hanno risposto prontamente alla vostra chiamata: ad oggi quanti sono?
Siamo ad una cinquantina di artisti diversi distribuiti nelle tre edizioni; chiamiamo una trentina di artisti per edizione e negli anni cerchiamo di creare un po’ di ricircolo: nella terza edizione solo sei artisti avevano partecipato anche alla prima.

Come avviene la scelta degli artisti?
Vogliamo coprire lo spettro più ampio possibile delle arti, cerchiamo sempre di avere sensibilità diverse e tecniche differenti. L’esposizione orizzontale funziona solo se le opere sono distanti per esecuzione mantenendo il tema come unico comune denominatore. Quest’anno abbiamo avuto pittura, ricamo, ceramica, grafica, suono, xilografia, animazione, cucito, fotografia, stampa digitale, monotipia, progettazione, cianotipia, collage, letteratura, cinema e, ovviamente, legatoria e serigrafia.

Questo stretto contatto con gli artisti contamina il vostro lavoro in Bottega?
Certamente. Mantenere vivo l’intento creativo è fondamentale per questo lavoro, è un atteggiamento che va alimentato perché non si esercita solo in fase di creazione di un progetto artistico, ma anche in quella di studio di dinamiche tecniche per la realizzazione di un nuovo libro. Se abituassimo la testa a basarsi solo sulle nozioni e non sulle intuizioni, che sono il connubio tra conoscenza e creatività, andremmo ben poco lontani.

Le reazioni degli autori sono cambiate?
In queste tre edizioni è cresciuta l’attenzione da parte degli artisti; penso sia dovuto al buon riscontro che abbiamo ottenuto nella prima edizione, quando abbiamo constatato che l’idea funzionava e si creava un confronto genuino tra le opere in mostra, in un clima differente da quello di una galleria d’arte dove l’opera è ancora legata al concetto di lavoro e, quindi, meno distaccata dall’osservatore. Il tutto ha generato un clima particolarmente proteso allo scambio di idee e la consapevolezza che l’impegno degli artisti fa indubbiamente parte in questo.

Anche quest’anno, come l’anno scorso, avete deciso di far partecipare anche compositori e scrittori.
Si, anche quest’anno abbiamo chiesto ad Andrea Zanni di fare da “preparatore atletico” all’esposizione. Ad un mese dalla data dell’evento, prima della presentazione quotidiana dei trenta artisti partecipanti, Andrea ha introdotto e proposto brani estratti dall’universo letterario che toccassero appunto il tema di quest’anno, la Metamorfosi.

Vi ho lasciati tra pelli, pergamene e coi punzoni in mano; stavate lavorando ai libri per la fiction “Il Nome della Rosa” prodotta da Rai Fiction e Tele München, sotto la supervisione di Franco Cosimo Panini Editore. Raccontateci qualcosa su quell’esperienza.
È stata un’esperienza importante, abbiamo avuto la possibilità di sbizzarrirci realizzando legature monastiche coeve ai tempi dell’ambientazione temporale della serie. La Franco Cosimo Panini ci ha fornito le pagine realizzate da loro dei volumi che sarebbero stati aperti durante le riprese e noi abbiamo realizzato il resto: copertine in pelle, in pergamena, mezzapelle, decorate a caldo con i ferri rispettando i canoni dell’epoca. Vedere John Torturro maneggiare i libri realizzati qua in bottega da noi è stata una bella emozione. E poi, metafisicamente, abbiamo realizzato i volumi della biblioteca de “il Nome della Rosa”: fa un certo effetto.

Prossimi progetti?
Abbiamo un anno già carico di edizioni limitate che ci metteranno alla prova in fase di ideazione e progettazione. In più, abbiamo realizzato un video che rappresenta chi siamo e cosa facciamo per poter far conoscere la nostra realtà fuori dai confini italiani. Vedremo cosa succederà.

Cosa potremo aspettarci dalla prossima Esposizione orizzontale?
Non ne abbiamo la più pallida idea 😀