Piove sul palco, Venezia sta affondando. E con lei l’etica: denaro, gioco, invidia, gelosia fanno da padroni. La crisi soffoca i piccoli commercianti che tentano la fortuna con i numeri del lotto e le carte, la speranza è un concetto ormai lontano lasciato scivolare tra i canali.
Sullo sfondo il Carnevale: grigio, sporco, triste, le maschere sono tutte uguali. Ci si traveste per spiare il vicino e non più per ribaltare la realtà. Così, se Venezia davvero affondasse, si saprebbe chi buttare di sotto per farsi spazio.
‘Le donne gelose’ di Carlo Goldoni è stato scritto a metà settecento, ma sembra fatto apposta per noi: la bravura del giovane regista Giorgio Sangati sta nel renderlo più attuale che mai, mostrando come le maschere di una società in declino non cambino col cambiare dei costumi.
La commedia, prodotta dal Teatro Piccolo di Milano, è in scena al teatro Storchi da mercoledì scorso e resta in programma anche domani 18 febbraio alle 20 e domenica alle 15.30 – appuntamento speciale a ingresso libero domani alle 16: la compagnia teatrale incontrerà il pubblico nel Ridotto dello Storchi insieme al professore di Storia della Filosofia Carlo Altini- .
Siamo andati a vederla di giovedì pomeriggio, orario particolare perché dedicato alle scolastiche: ragazzi tra i quindici e i diciotto anni provati da una mattina di lezioni portati a teatro per volere degli insegnanti.
Coinvolgerli sarebbe stata una sfida per chiunque, figurarsi se lo spettacolo in questione dura tre ore ed è interamente recitato in dialetto veneziano, con sovratitoli in italiano.
E invece, già dalla prima scena, la magistrale compagnia di attori si guadagna le prime risate degli studenti, il loro compiacimento. Che, col procedere della commedia, diventa vero e proprio coinvolgimento. Saranno i ragazzi stessi ad applaudire entusiasti urlando ‘bravi’ agli attori alla fine dello spettacolo.
Perché questa Venezia che sa tanto di noi strappa sorrisi amari, fa commuovere e ridere di gusto per la profonda imperfetta umanità dei suoi personaggi, che è anche la nostra. Per queste mogli chiacchierone e chiacchierate – tra cui spicca Giulia (Valentina Picello) per la sua irresistibile comicità- , per i mariti schiavi del gioco, per Arlecchino (un applauditissimo Fausto Cabra) che cerca con tutte le sue forze di restare grottescamente attaccato alla scena anche se, ci suggerisce Goldoni, è una maschera che ha fatto il suo tempo. Per Lugrezia, interpretata da una superba Sandra Toffolatti, protagonista dello spettacolo: vedova, sola ma rispettabile, una donna forte che non si piega sotto il peso di una società che la vorrebbe o prostituta o chiusa in convento ma che anzi galleggia grazie alla sua intraprendenza e alle dipendenze altrui, sfilando a testa alta davanti ai giudizi della città.
Questa Venezia è una profonda lezione di vita impartita con la leggerezza di un sorriso: se sta affondando andate alla commedia, che la cultura vi salverà.
Per info e biglietti emiliaromagnateatro.com