Here’s a little song I wrote
You might want to sing it note for note
Don’t worry, be happy
In every life we have some trouble
But when you worry you make it double
Don’t worry, be happy
Don’t worry, be happy now

Bobby McFerrin – 1988

Visioni, buchi neri, le note chiare di Don’t Worry Be Happy. Parte così il nostro viaggio al Teatro Storchi, giovedì scorso, nei primi attimi de “La Gioia” di Pippo Delbono. Lo si capisce immediatamente che, come di consueto, non sarà uno spettacolo tradizionale, piuttosto un percorso in fase sperimentale, fatto anche dei nostri pensieri e delle nostre reazioni.

Immagini e suoni potenti frammentati in un climax ascendente tra punti di vista diversi sulla scena e fuori da essa. Delbono e i suoi attori si muovono con il pubblico, lo prendono per mano e lo accompagnano verso una meta fuggente, la Gioia, passando dal dolore, dalla morte, dalla follia.

La gioia – foto Luca Del Pia

Ognuno con le sue storie personali, maschere, danze, clownerie, frammenti di vita parte di una comune ricerca inesauribile. Ricordi ed esperienze personali che, rifiutando ogni etichetta, si intrecciano per farsi riflessione, senza alcuna necessità di capire.

Bobò, Gianluca, e tutti gli attori della compagnia che accompagna Delbono da oltre 20 anni, escono dall’universo di società civile che spesso li limita in una sorta di alienazione, e con la loro follia ci accompagnano attraverso i sentimenti più estremi a scovare quell’istante di gioia che tutti andiamo cercando. È l’esplosione di uno stato d’animo in continuo divenire, un urlo che si dispiega sul finale scenografico di un palco in tripudio di fiori, nelle composizioni viventi del floral artist francese Thierry Boutemy.

Penso alla gioia come a qualcosa che c’entra con l’uscita dalla lotta, dal dolore, dal nero, dal buio. Penso ai deserti, penso alle prigioni, penso alle persone che scappano da quelle prigioni, penso ai fiori

Pippo Delbono, A proposito di questo spettacolo – Ert

 

   OLTRE LO SPETTACOLO   

Andando oltre una proposta teatrale monosemica e con lo stesso stile comunicativo della drammaturgia di Delbono, Ert – EmiliaRomagna Teatro Fondazione, ha lanciato, in avvicinamento allo spettacolo, un interessante challange fotografico, Uno scatto verso La Gioia, al quale anche noi della redazione abbiamo partecipato con entusiasmo (ve ne abbiamo parlato qui)

Si trattava di un invito a scattare soggetti che rappresentassero momenti di Gioia e postarli sui profili social di Ert utilizzando l’hashtag #versolagioia. Gli scatti sono poi stati inseriti nel foyer del teatro Storchi durante le serate di spettacolo e sottoposti alle votazioni del pubblico. In palio, per il vincitore, due biglietti per lo spettacolo di Alessandro Bergonzoni, Trascendi e Sali (12-13 Gennaio 2019, Teatro Storchi).

Abbiamo fatto due chiacchiere con Tiziana Lauro (@drunkenbones) manager della seguitissima community Instagramers Modena, che è stata coinvolta da Ert in questo interessante progetto.

Per chi non lo sapesse, Instagramers, è un movimento mondiale fondato a Madrid nel 2011. Le community di Instagramers, più di 500 nel mondo e 100 solo in Italia a livello regionale e provinciale, hanno lo scopo di promuovere il territorio e le sue eccellenze attraverso Instagram e altri media digitali.

 

Ciao Tiziana, com’è nata l’idea del contest e come si è sviluppata?

Emiliaromagnateatro ci ha contattato con l’idea del contest fotografico prendendo ispirazione dal titolo dello spettacolo di Pippo Delbono “La Gioia”. Le foto arrivate alla redazione di ERT sono state tantissime, noi come @igersmodena abbiamo selezionato un po’ di foto dal nostro tag, foto che ispiravano ‘gioia’ in ogni sua forma e in città.

 

Per molti il teatro è una forma espressiva ricercata e volte appare lontana, mentre instagram è un social per giovani, dinamico, alla portata di tutti. Avete in un qualche modo avvicinato due mondi molto distanti. Come valutate questa esperienza?

Non è la prima esperienza con il teatro, infatti la collaborazione con @emiliaromagnateatro dura da un paio di anni. Due anni fa abbiamo organizzato da loro un evento a porte chiuse, dove alcuni igers selezionati hanno fotografato il teatro da un punto di vista nuovo: vuoto.
Siamo abituati a vedere teatri pieni con il pubblico presente in sala e spesso la nostra attenzione viene catturata da quello che c’è sul palco, non dall’edificio stesso. È stato bello poter riscoprire il teatro ‘vuoto’ e ammirarlo da un punto di vista nuovo.

 

Teatro e Instagram: un’esperienza da proseguire dunque?

Instagram rappresenta al meglio l’unione del nuovo e del vecchio, del digitale e del classico, del visivo e della storia. Il Teatro è un compagno perfetto per questo social. Teatro e Instagram è un’esperienza che ormai segna il nostro profilo da tempo e speriamo che questa collaborazione continui ancora per tanto!


 

È stato senza dubbio questo un modo per aumentare l’hype intorno ad uno spettacolo già particolarmente atteso, ma anche un tentativo, forse, di abbattere il muro immaginario tra una forma d’arte che ai più può sembrare “immobile”, il teatro, e la realtà virtuale dei social che si nutre al contrario del continuo movimento di click e condivisioni.

È interessante approfondire questo aspetto, non per la novità in sé del binomio, che come ci ha raccontato Tiziana tanto nuovo non è, ma per ragionare sulla concreta possibilità che due forme espressive apparentemente così diverse possano convivere in uno stesso contenitore e avvicinare a quella spaventosa platea di poltrone rosse, i più giovani, che tramite i social affrontano gran parte delle scelte anche in termini di pianificazione del proprio tempo libero.