Viviamo in tempi strani e quanto mai incerti in cui le band che oggi suonano davanti a 300 persone scarse, in locali ritenuti “sfigati” dai più, tra un paio d’anni potrebbero fare sold-out al Forum o rischiare di vincere San Remo. In tempi del genere qualsiasi persona vediate salire su un palco potrebbe essere “the next big thing”, come direbbero oltreoceano, troppo spesso senza averne gran merito. Venerdì 23 marzo 2018 è passato da Modena uno che ha tutte le carte in regola per fare il grande salto, uno che, allo stesso tempo, un signor Nessuno proprio non è e se non sapete chi sia Pietro Paletti controllate in rete perché non ha davvero bisogno che le sue credenziali artistiche vengano elencate qui. È uscito l’album nuovo, si chiama “Super”, e per la quarta data del tour ha scelto l’OFF.
Inizialmente il pubblico è stato probabilmente il più freddo e distante (in tutti i sensi) mai visto in assoluto. Ho sempre pensato e scritto che in ogni concerto chi ascolta sia una componente fondamentale e che, quando venga a mancare, essa tolga sapore al risultato. In ogni caso Paletti non si è lasciato scoraggiare dall’accoglienza e, con un atteggiamento ammirevole, ha fatto buon viso a cattivo gioco, mettendocela tutta per coinvolgere la platea.
Le prime impressioni del nuovo disco sembrano confermare una matrice synth-pop già sperimentata in tempi meno sospetti e che costituisce una parte fondamentale del bagaglio musicale maturato a Londra. A questa si aggiunge la costante cantautorale che, per certe sfumature, ricorda un po’ Battisti, per altre Gazzè con il risultato finale di un disco che suona molto pop ma in modo maturo e consapevole.
Dal punto di vista lirico invece, questo lavoro sembra più complesso; c’è ancora un forte richiamo al cantautorato ma i temi affrontati spaziano in maniera molto più evidente: dalla sensazione d’inadeguatezza nell’affrontare il quotidiano ad una lucida analisi della società odierna sagacemente descritta in “Chat ti amo”. Dal disagio che deriva dalle relazioni sentimentali (“lui, lei, l’altro”) alla difficoltà nel continuare a vivere la vita come se fossimo ancora ventenni ma scoprendoci moderni Ulisse che faticano a resistere al richiamo del divano (“la notte è giovane”).
Sulla copertina del nuovo lavoro c’è Socrates, eroe personale del musicista. Una figura umanamente “super”, appunto, nel bene e nel male. Così, in una Modena calcisticamente al palo e nell’occhio del ciclone, circondata da squadre minori ma tutte militanti in serie maggiori rispetto al club del capoluogo, Paletti si fa allenatore schierando i suoi 11, cioè il numero di pezzi che compongono l’ultimo disco e, da gran professionista, porta a casa il risultato.
In conclusione, Paletti ha dalla sua una maturità musicale invidiabile, molte collaborazioni preziose e una capacità di descrivere la realtà che ci circonda non indifferente. Laddove l’indie fa il botto e si svende, rinnegando le proprie origini, il cantautore bresciano sembra voler agire in contropiede, confezionando un album manifesto del pop d’autore pur affrontando tematiche quotidiane con sensibilità e accuratezza, accompagnato da una band essenziale e preparata che lo supporta in maniera egregia.