Lo scorso mese abbiamo parlato dell’iniziativa corale dei live club nazionali: Ultimo Concerto (qui l’articolo pubblicato). Abbiamo poi capito non essere tanto un’iniziativa quanto una vera e propria protesta dal silenzio assordante che ha lasciato tutti gli spettatori sgomenti. Infatti, oltre centomila utenti unici da più di centotrenta nazioni si sono collegati al sito per assistere al fantomatico ultimo concerto del proprio artista o band del cuore. Ma su tutti gli schermi è comparso lo stesso identico messaggio:

UN CONCERTO SENZA MUSICA NON È UN CONCERTO.
UN LIVE CLUB IN SILENZIO NON È UN LIVE CLUB.

Ed è per questo motivo, che in questo momento in cui i live club sono in silenzio a causa del loro arresto forzato gli vogliamo ridare voce. Ve li presentiamo uno a uno. Intervistando chi ne fa parte e chiedendogli di raccontarci un po’ della loro storia, cosa li caratterizza e cosa si aspettano dal futuro. È importante conoscere sempre meglio il valore di questi luoghi di cultura fondamentali per il nostro territorio e tessuto sociale. Così ci sarà forse più chiaro del perché è bene iniziare a parlare non più di Ultimo Concerto, ma di Prossimo Concerto.

Il nostro tour inizia quindi a Vignola, con il Circolo Ribalta. Abbiamo parlato con Gianni Viterale, presidente del Circolo Ribalta, e con Giovanni Sabattini, direttore artistico del Ribalta Experimental Film Festival.

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Ribalta 4, Andrea Chiesi. Pennarello e inchiostro di china su carta cotone – 25×35 – 2020

 

Qual è la storia del Ribalta e di cosa si occupa principalmente?

G.V. Non lontano dal castello di Vignola, sulle lievi pendici che degradano verso il fiume Panaro, c’è uno stabile degli anni ‘50 adibito una volta a lavatoio comunale (accanto a un altro storico stabile, l’ex macello pubblico di inizio Novecento), dove ora c’è il Ribalta, un piccolo circolo Arci nato nel 2010.

L’ex lavatoio venne ristrutturato all’inizio degli anni ‘90 dopo un lungo periodo di abbandono e adibito a sala prove per gruppi musicali. Dopo diversi avvicendamenti, la gestione più significativa fu quella del Lavabo – Officine Artistiche Vignolesi, e risalgono a quegli anni, a un laboratorio dei primi Duemila, le meravigliose opere dipinte sulle pareti da Ericailcane e da Blu. Oggi si può ammirare proprio all’interno dell’ex lavatoio/Ribalta una insospettabile galleria d’arte contemporanea con l’opera primigenia di due artisti enormi.

Poi dal 2010 è arrivato il Ribalta.

C’è qualcosa nel nome che segna il percorso del Circolo: la necessità di ribaltare il destino al bisogno. Ribalta nasce in piena crisi finanziaria dieci anni fa e conclude il suo decennale nel bel mezzo di una pandemia.

Un progetto culturale tout court in un periodo storico (anche e soprattutto pre-Covid) in cui tutto è al ribasso. L’idea di “elevarsi” un po’, di avere uno spazio in cui esprimersi in un periodo storico, politico e sociale già allora compromesso, attraverso una proposta alternativa e anti-commerciale in un ambiente urbano inconsueto, eclettico, poliedrico tra arte, musica, teatro, libri.

Tutto ciò è stato possibile grazie al lavoro totalmente volontario di un gruppo di persone, vero patrimonio  dell’umanità, che si sono ritrovate a condividere un obiettivo: fare comunità, incontro, aggregazione, accoglienza tramite la bellezza.

Alcune centinaia di iniziative all’attivo, tanta musica, tanta arte, tanti incontri di persone e con persone: è un’esperienza umana prima ancora che artistica e culturale, ed è un vero privilegio ospitare artisti dei quali sei stato fan, hai comprato dischi, hai ammirato il percorso artistico e di crescita.

 

Fra tutti gli eventi che hanno avuto luogo al Ribalta ce n’è uno che consideri speciale?

G.V. Una serata particolarmente importante, oserei dire storica, è stata quella del 18 aprile 2015, dedicata ad Ambiancé di Anders Weberg, il film più lungo della storia del cinema, 720 ore di durata (un mese). Dico storica perché siamo stati in assoluto i primi a presentare il progetto in Italia, e i terzi nel mondo, un primato di cui andare fieri, credo. Weberg, video-artista svedese, quando venne da noi, presentò solo il teaser trailer del film. Durata 72 minuti, come un film vero e proprio; un progetto ardito ma originalissimo.

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Uno scatto durante la proiezione di Ambiancé di Anders Weberg

Ma sono tanti gli incontri significativi per il Ribalta, penso ad esempio alla collaborazione preziosa con Andrea Chiesi, che fu anche protagonista insieme a Gianni Maroccolo, storico bassista dei Litfiba, di un’azione pittorica. Maroccolo suonò al Ribalta nelle due serate di Nulla è andato perso, una delle esperienze più mistiche che ho mai vissuto.

Grazie a un altro eccellente artista modenese, Marino Neri, abbiamo ospitato Blaine Reininger (chi non ha amato i Tuxedomoon?) in una tappa del tour Sound&Vision insieme ai sardi Dorian Gray in una performance pittorica e sonora per la quale Marino scelse proprio il Ribalta.

E poi ancora i Gang, amici fraterni e compagni sinceri di viaggio, o Freak Antoni che ricordiamo con molto affetto e che ci manca tanto, una delle persone più belle e sensibili che abbiamo avuto la fortuna d’incontrare.

Dato che siamo dei “rimastoni” (si è capito no?) per background e per raggiunti limiti di età ci siamo sempre abbandonati a ciò che ha fatto parte della nostra storia personale; anche se non abbiamo vissuto direttamente certi periodi storici, ci è sempre piaciuto (in)seguire, ascoltare il racconto, affascinati da un’epica della subcultura che ci ha accompagnato in questo percorso.

 

In questo periodo di stand-by forzato, avete trovato nuove destinazioni d’uso per il locale o per continuare a essere presenti come circolo, magari online?

G.V. La pandemia ha bloccato questo percorso perché noi semplicemente siamo in antitesi con il distanziamento sociale, e ciò rende difficile reinventarsi.

Aspettiamo che passi, siamo fatalisti. Qualcuno diceva “niente zuccherini”, infatti non ci perderemo nella giungla dello streaming. Il Ribalta ha avuto tutte le cure del caso in questo ultimo anno ed è pronto addirittura per una eventuale riapertura.

Nel mentre fra quelle pareti hanno trovato posto alcuni progetti legati alla disabilità, lezioni individuali e la felice collaborazione con Social Point sui temi legati alla salute mentale.

Un anno fa in pieno lockdown abbiamo pensato a un libro sulla storia del Ribalta e a un cd celebrativo di questi dieci anni intensi; ventotto nomi, ventotto brani, per raccontare gli artisti e soprattutto l’incontro con queste persone. Speriamo di poter promuovere questi oggetti, la cui produzione è stata resa possibile dal progetto di crowdfunding Ribaltiamo la Musica, anche in un futuro, speriamo vicino, in cui si tornerà a suonare dal vivo.

 

Qual è la serata che sognate di organizzare nel prossimo futuro?

G.S. Oltre alla campagna per il decennale del Circolo, a maggio dello scorso anno è nato anche il progetto del Ribalta Experimental Film Festival, il primo festival di cinema sperimentale dell’intera provincia di Modena.

Il festival si sarebbe dovuto tenere a gennaio, ma le chiusure ancora vigenti ci hanno costretto a rimandarlo al 29 e 30 di maggio, al Cinema Bristol di Savignano, sede delle proiezioni e sostegno prezioso per l’organizzazione insieme a molte altre realtà del territorio, a comporre davvero una bella squadra.

La vocazione del festival è largamente internazionale: abbiamo ricevuto 2.720 film da tutto il mondo, e dei più di 40 film in concorso presenti al Festival, solo 6 sono italiani. Abbiamo scelto di non trasformare il festival in un evento online nonostante gli ostacoli dati dalle restrizioni perché l’appuntamento con il primo progetto del secondo decennio di vita del Ribalta deve essere nelle sale di un cinema, perché quella è la nostra idea di cinema: socialità, un luogo fisico, la magia del grande schermo.