A prescindere da cosa ne pensino i Tedeschi, la somma di due cose fighe non è sempre figa a sua volta, un po’ come indossare una bella camicia a scacchi sotto un’elegante giacca a righe, non proprio il massimo della vita. Stessa cosa avviene nella musica, quando due o più elementi di spicco di una band decidono di unire le forze per creare qualcosa di nuovo il risultato di queste somme, il più delle volte, non è esattamente all’altezza di quanto ci si aspettasse.
Certo, Still, Crosby, Nash & Young o gli Audioslave o ancora gli A Perfect Circle sono state pregevoli eccezioni ma se pensiamo a disastri come Zwan, SuperHeavy, Velvet Revolver o Tinted Windows potete facilmente capire cosa intendo. Anche il Bel paese ha le proprie Justice League di musicisti e il 10 Marzo la neonata di queste ha fatto tappa a Modena, al circolo OFF.
Forse saranno i nomi tutelari dei componenti oppure il convincente disco d’esordio ma sta di fatto che le prime date del tour di promozione hanno avuto un’ottima accoglienza da parte del pubblico e così i Dunk si presentano da noi dopo aver collezionato critiche molto positive e diversi sold-out.
La band composta da Luca Ferrari dei Verdena, Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi (oltre che dell’altro supergruppo a nome O.r.k) e dai fratelli Giuradei sale sul palco verso mezzanotte. Fin da subito si intuisce che abbiamo a che fare con un gruppo non catalogabile né di immediata assimilazione e per comprenderlo e farlo proprio occorre prendersi del tempo.
I brani variano da powerballad come Mila, Ballata 1 e 2, a pezzi più duri con venature a tratti punk (È altro e Amore un’altra) fino ad arrivare a strutture più complicate con ritmi e sonorità prog-rock sfacciatamente di matrice italiana che si fondono a dilatazioni tipiche del post rock nordico. Il tutto a supportare testi cantautoriali di ottima fattura, ispirati e poetici anche se, a riguardo, l’impressione personale è che il timbro della voce sembri un po’ fuori tema nell’amalgama generale, ma è una mia opinione.
La tecnica della band è ineccepibile, Ettore Giuradei traccia la linea sonora e vocale attorno alle quali il fratello Marco, alle tastiere e synth, tesse tappeti mentre Luca Ferrari detta il ritmo, menando i tamburi come un fabbro. L’ulteriore arricchimento è nelle mani di Carmelo Pipitone che dosa tecnica e gusto con la chitarra solista. Per farsi un’idea di cosa stia parlando consiglio l’ascolto di “noi non siamo”, “stradina” e “Spino” perché penso che siano tre pezzi capaci di sintetizzare al meglio il lavoro dei D.U.N.K.
In conclusione, per quanto mi riguarda, questo supergruppo è una delle felici eccezioni di cui parlavo prima. Non saranno il massimo della freschezza né dell’innovazione musicale ma nel progetto c’è molto spessore artistico, grinta, capacità di fare le cose e di trasmettere emozioni genuine. L’eclettismo dei diversi componenti si fonde perfettamente, creando un impasto coeso e compatto che fa da contraltare a liriche di incredibile fattura. Che altro dire? Speriamo che sfornino presto un nuovo lavoro da poter ascoltare.