I consigli di Parmeg, detto l’esiliato, per la rubrica #3settimane33giri in collaborazione con Radio Antenna 1.
The Rose Has Teeth in the Mouth of a Beast – Matmos
Matador, 2006
artwork di Rex Ray & Robert Syrett
Equilibrio tra musicalità e glitch, uniti all’abilità di esplorare orizzonti musicali talmente variegati da avere la sensazione di ascoltare 10 album diversi, uno per ogni traccia, fanno di questo disco un caposaldo della musica elettronica degli anni 2000 ‐ secondo l’opinione di chi scrive ‐. Lo scopo del disco è chiaro: dare all’ascoltatore/fruitore la possibilità di ricercare, ragionare e, in definitiva, capire che situazioni apparentemente prive di senso spesso dipendono dalla capacita’ di proiettarle in un contesto in cui possano assumerlo.
Chicago – Efdemin
Dial, 2010
artwork di ITF Grafik Design & Till Sperle
Groove che punta dritto al cuore, techno soffice e asciutta. Efdemin aziona il vostro piedino anche se siete sul divano, puntando al battito ma non per questo rinunciando al disincanto.
Gutter Tactics – Dälek
Ipecac, 2009
artwork di Paul Romano, Opiem & Marc Burbano
“Se Afrika Bambaata non fosse stato influenzato dai Kraftwerk, oggi non avremmo planet rock…”. Così i dälek giustificano al pubblico le loro derive sperimentaliste, meno dirompenti rispetto ai precedenti album, strizzando sempre l’occhiolino a shoegaze e industrial, con tutte le possibilità che offre loro il nuovo millennio.
“…Se esiste una differenza, sta nel fatto che la tavolozza di suoni su cui lavoriamo è più varia rispetto a ciò che negli ultimi anni è stato definito hip hop”.
Meantime – Helmet
Interscope, 1992
artwork di Reiner & David Plowden
Vi ricordate negli anni ’90 quando tutti pogavamo sudati sulle note dei vari Rage Against the Machine, Korn, Deftones, e chi più ne ha più ne metta? Beh, loro avevano iniziato a farlo qualche anno prima… solo che in pochi se ne erano accorti, salvo poi ricredersi (parzialmente) con questo album.
Repeater – Fugazi
Dischord, 1990
artwork di Kurt Sayenga & Jim Saah
Beh, qui ci sono tante di quelle cose da dire che è impossible non farsi travolgere dalle emozioni di quel ragazzino che ero a 15 anni, quando tutti ascoltavano i Prodigy o i Guns’n’Roses, pensandosi alternativi, e io a testa alta e petto in fuori potevo affermare di ascoltare, invece, i Fugazi… era come essere templari custodi di una sottocultura persa, dimenticata, sicuramente mai capita, relegata ai margini della società. Tanti concetti di quella cultura, non ce ne accorgiamo neanche, ma li ritroviamo in ambiti totalmente diversi, pensate a tutte le cose “open source” e “made at home” che utilizzate costantemente nella vostra vita quotidiana, sul lavoro, e così via… e avrete una risposta.