L’appuntamento ormai fisso con Esposizione Orizzontale è giunto alla sua quarta edizione. In questo anno fuori dal comune, Bottega dei Gozzi ci propone le opere di 37 autori legate dal filo comune del tema condiviso: CONTROLLO.
Con MoCu, abbiamo deciso di realizzare alcuni focus sugli artisti, partendo da Enrica Berselli, parte della nostra redazione da diversi anni ma che non abbiamo mai incontrato come artista. Modenese, classe 1984, laureata con lode in Lettere Moderne a Bologna e in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, con una tesi sulla ritualità iniziatica e funebre nell’arte contemporanea. Disegna e dipinge in uno studio invaso da reperti minerali e organici, objets trouvés e memorabilia.
ENRICA BERSELLI
Anafilassi da Stasi
Enrica Berselli / Anafilassi da Stasi from Esposizione Orizzontale on Vimeo.
Anafilassi da Stasi, il titolo della tua opera.
Stasi come cessazione di mobilità. Stasi come l’organo parastatale per la sicurezza della Repubblica Democratica Tedesca, come l’immobilita che permette un controllo.
In questa scultura, il patch test, qualcosa di controllato va a circoscrivere reazioni/ emozioni che per loro natura sono difficilmente controllabili.
È interessante pensare alla conseguenza di reazioni allergiche provocate da fattori emotivi, come se il nostro sistema immunitario potesse reagire visivamente a tutte quelle condizioni che ci disturbano; le nostre sensibilità sarebbero sotto gli occhi di tutti.
Come reputi questa condizione?
Vedo piuttosto come destinato a fallire il tentativo di circoscrivere, mediante la regolarità di un cerotto e dei suoi quadratini perfetti, una reazione abnorme e fuori controllo.
Per una mente estremamente scientifica e razionale come la mia, non è facile ammettere la sconfitta di schemi che provino a mettere in relazione cause ed effetti, patologie e danni collaterali.
Alcuni mesi fa un mio gatto, che convive serenamente con un tumore piuttosto statico, è stato quasi ucciso in poche ore da una reazione sproporzionata del suo sistema immunitario: cosa c’è di logico e naturale in un organismo che, per salvarsi da un pericolo remoto, fa strage immediata di se stesso?
E, tornando al mio percorso di ricerca, qualora si provi a immaginare un’umanità recante i segni visibili delle emozioni sulla pelle, il fatto che le reazioni per me appartengano a un mondo irrazionale, a uno specchio deforme del reale, ne preserva il mistero: nessuna pelle reagirebbe allo stesso modo pur sottoposta al medesimo stimolo.
Nelle mie opere in cera la lettura simbolica è invece suggerita dal titolo, che pure ha valore per quell’unico caso: mi affascina il recupero del formato delle cere anatomiche, ma sostituendo all’intento di queste di mostrare la sintomatologia comune alla maggior parte degli uomini la consapevolezza che ogni individuo è un codice a sé stante.
Nel video (pubblicato sul sito di Bottega dei Gozzi) specifichi quanto sia desueta la tecnica della cera e in effetti, pensando all’Italia, come periodo siamo più o meno a Medardo Rosso mentre all’estero saltano alla mente esempi più contemporanei come Berlinde de Bruyckere.
Eppure la cera ha una storia affascinante, che tocca mondi diversissimi fra loro come quello degli amuleti pagani, degli ex voto e dei presepi cristiani, della stregoneria e delle maschere mortuarie, dei bozzetti per sculture in materiali più nobili, per trovare poi la sua celebrazione definitiva nella ceroplastica per fini didattici, di cui Firenze fu la capitale indiscussa.
Ci sono artisti contemporanei come il messicano Marco Antonio Miranda Razo o la britannica Eleanor Crook i cui lavori in cera sono esposti principalmente in musei di ambito scientifico, fuori dai circuiti dell’arte.
L’opera di Berlinde de Bruyckere che ho visto un anno fa a Roma era incredibile: un pezzo di corpo, che diventava altro mentre gli giravi intorno, un arto, forse una schiena, un brandello di umanità nuda e insostenibile.
La cera d’api è una materia organica e viva, frutto di secrezioni di corpi minuscoli, utilizzata per costruire pattern perfetti, può rendere la texture della pelle umana, la sua irregolarità e il suo calore meglio di materiali più nobili e puri.
Per me è una delle forme possibili in cui può esprimersi il mio pensiero artistico, oltre a disegno e pittura; vedo come le diverse tecniche che utilizzo si influenzano e mutuano caratteristiche proprie delle altre. Per quanto concerne i contenuti, vedo il filo rosso della pelle eletta a luogo simbolico di scambio, portale di comunicazione, origine di una ritualità cutanea che è, come le impronte digitali, unica e irripetibile.
Esposizione Orizzontale 2020 / Controllo. Focus #1 Enrica Berselli