Sabato 10 Ottobre ha aperto al pubblico la mostra degli studenti che terminano il biennio 2018/2020 del Master sull’immagine contemporanea della Scuola di alta formazione di Fondazione Modena Arti Visive presso il MaTa (Manifattura Tabacchi Modena). In occasione della press preview, abbiamo avuto l’opportunità di fare alcune domande a due degli artisti presenti, Sara Sani e Nicola Biagetti.
Quali sono i temi principali della vostra ricerca artistica e quali le motivazioni che più vi spingono a continuarla?
Sara: La mia ricerca è incentrata sull’identità, sul corpo femminile e sulla visione di esso in un mondo patriarcale. Provengo dal mondo della fotografia di moda, nel quale il corpo della donna spesso viene sfruttato, ma da quando ho cominciato il Master presso FMAV ho abbandonato il lavoro commerciale per concentrarmi sulla mia ricerca personale. Questa urgenza è nata anche grazie a letture come Calibano e la strega di Silvia Federici (tra le letture consigliate da Sara all’interno del magazine gratuito che accompagna la mostra, ideato dagli studenti. ndr) e ad artisti, tra cui anche i docenti del Master, che mi hanno stimolata e indirizzata verso questi temi.
Nicola: In questi due anni mi sono focalizzato sulla ricerca della nostra relazione con lo spazio, in particolare lo spazio naturale.
Ho cominciato interrogandomi sul perché mi piacesse fotografare questo tipo di spazio e chiedendomi se fosse possibile relazionarsi con esso allo stesso modo con cui mi relaziono con un essere vivente.
Per trovare una risposta ho iniziato ad indagare il gesto del camminare, utilizzando il mio corpo e ponendolo in relazione con gli spazi aperti.
Il lavoro si è svolto interamente in uno stesso luogo in cui ho definito un perimetro all’interno del quale camminare. Ho così notato che attraverso il movimento potevo tracciare delle linee con l’immaginazione e che, al mio passaggio, anche lo spazio si modificava. L’energia del mio corpo in movimento si mischia all’energia dello spazio creando una corrispondenza tra questi due elementi.
Durante la presentazione della mostra si è parlato dell’idea di Motel come un luogo di passaggio, oltre che fisico, soprattutto mentale. Potreste raccontarci che significato ha per voi questo Motel?
Sara: Per questa mostra ho immaginato la mia stanza del Motel come un luogo in cui rinchiudersi per poco tempo e dove poter avere incontri fortuiti.
Non vedo il Motel come un luogo di villeggiatura, ma come un luogo in cui fermarsi poche ore per poi proseguire con il proprio viaggio.
Nicola: La mia stanza del Motel rappresenta un luogo sconosciuto ma del quale mi sono temporaneamente appropriato per depositare la concretizzazione dei miei pensieri e dove ho lasciato le porte aperte, invitando i visitatori ad entrare.
Socialità e condivisione fanno certamente parte del vostro processo creativo: i momenti di confronto con studenti e professori in questi due anni di Master hanno influenzato il vostro lavoro?
Sara: La condivisione fa sicuramente parte del mio processo creativo, cerco sempre di confrontarmi con altre persone, spesso donne, appartenenti a diverse comunità e/o minoranze in modo da avere un accesso intersezionale alla mia ricerca. Con gli studenti del Master ci sono stati diversi momenti di scambio, nonostante i nostri approcci siano molto differenti.
Prendendo ad esempio la mia ricerca e quella di Nicola, se sul piano formale possono assomigliarsi – spesso infatti utilizziamo tecniche simili – sul piano dei contenuti la sua ha un approccio più scientifico e si concentra su temi come il rapporto tra uomo e natura mentre la mia ha un taglio più politico e si basa sul corpo della donna e sul suo ruolo all’interno della società.
Nicola: Durante diversi momenti passati a confrontarmi con professori e studenti, conversando su idee, sentori e ricerche e miscelando le energie con le altre persone, mi sono reso conto che riuscivo a mettere sempre più a fuoco piccoli frammenti della mia ricerca. Quindi sicuramente parlare e confrontarsi ha influito sulla realizzazione del lavoro finale.
Secondo voi, dove si colloca oggi la figura dell’artista all’interno della società?
Sara: Credo che l’artista oggi debba avere un ruolo politico. Non deve essere costretto a creare opere belle, che piacciano ad un grande pubblico, ma deve avere un ruolo scomodo all’interno della società e comunicare un messaggio politico che faccia riflettere la persona che osserva l’opera, incentivandola a mettere in discussione le sue idee.
Nicola: Spesso il lavoro di un’artista nasce da un’ossessione che, attraverso altre discipline come la filosofia, l’antropologia o la fisica, cerca di sintetizzare i pensieri in un artefatto. L’artista ha sempre avuto un ruolo di rilievo e oggi credo sarebbe importante che la ricerca artistica potesse collaborare maggiormente con la ricerca scientifica, antropologica ma anche con ricerche sulla comunicazione. L’arte parla attraverso le energie e in ogni lavoro l’artista mette la sua energia per trasmetterla al prossimo con l’intento di stimolare e far riflettere.
Oltre ai lavori degli studenti che terminano il biennio 2018/2020 del Master sull’immagine contemporanea: Luna Belardo (1998, Pavullo nel Frignano MO), Leonardo Bentini (1994, Roma), Nicola Biagetti (1995, Bologna), Sara Sani (1984, Modena), Manfredi Zimbardo (1993, Palermo).
In mostra è presente anche la sezione Mid-term che vede protagonisti gli studenti del primo anno: Veronica Alessi (1991,Lucca), Federica Bassi (1993, Udine), Roberta Gennaro (1988, Palermo), Greta Grasso (1995, Genova), Elisa Moro (1994, Palmanova – UD), Paolo Munari Mandelli (1983, Bologna), Alessio Pecorari (1992, Modena), Fabrizio Previti (1996, Messina), Fiorenza Triassi (1995, Napoli) e Beatrice Zerbato (1994, Verona).
La mostra sarà visitabile fino al 8 novembre 2020 all’interno degli spazi del MATA in Via della manifattura dei Tabacchi 83 a Modena.
Durante il periodo dell’esposizione sono previste due speciali visite guidate ( 17 e 31 ottobre ore 17:30) condotte direttamente dagli artisti e che guideranno i visitatori in un percorso alla scoperta di pensieri, progetti ed emozioni, risultato dell’intensa e continua sinergia tra la Scuola e Fondazione Modena Arti Visive.