Buona sera mamme e papà,
come state? Volevo dirvi che mi mancano tantissimo i vostri figli. Mi manca la normalità, mi manca la normalità di tornare al nido, mi manca vedervi, mi manca abbracciare le persone senza avere paura. In questo tempo che non mi avete sentita è perché io e Maria ci stiamo occupando di un numero. Di qualcosa che è molto di più di un numero. Di Penso Positivo. Un servizio per le persone in difficoltà. Io penso che le persone più a rischio oggi sono i nostri nonni e abbiamo pensato di dedicarci a loro. È un’esperienza bellissima. È sentirsi utili e parte di una stessa comunità. È tenere aperte le braccia sempre, senza toccare nessuno. Ascoltiamo parole, ascoltiamo esigenze. Stiamo vicino a chi è più a rischio. Ciò non toglie che il mio lavoro mi manca tanto. Mi manca tantissimo. Mi mancano i bimbi, gli occhi. Vorrei solo dirvi questo, vi penso. Spero di vedervi presto, spero di tornare a crescere insieme.Annalisa, Educatrice del Nido Azzurro di Castelnuovo Rangone
Maria Rosignuolo, Annalisa Venturi e Giulia Mucchi del Nido Azzurro di Castelnuovo Rangone. Poi Elisa Robusto e Sandra Morandi del Nido di Montale ed infine Caterina Carreri, Rossana Lelli, Simona Degli Angeli, Laura Forni, Anna Verdicchio, Laura Ciamaroni del Nido di Spilamberto. Loro sono le educatrici e le collaboratrici che in un momento così complesso, come tanti cittadini, hanno scelto di non restare indifferenti e di mettersi al servizio della comunità.
Come? Essendoci: con tutti, dall’altro capo della cornetta, con la voce ma, prima ancora, con il cuore.
ASP, Azienda Pubblica di Servizi alla Persona “Giorgio Gasparini”, in collaborazione con Unione Terre di Castelli, ha attivato nei giorni immediatamente successivi al manifestarsi dell’emergenza sanitaria che ancora stiamo vivendo, il centralino telefonico Penso Positivo, dove i cittadini possono richiedere informazioni sull’emergenza Coronavirus o richiedere servizi al domicilio di stretta necessità. In un momento complesso e delicato, dove spesso le informazioni si rincorrono e sovrappongono, è stata data la priorità a creare un canale unico che fosse più chiaro possibile e di riferimento per il territorio. L’importanza dell’informazione, della fonte e della rete sono necessarie per garantire un servizio chiaro e puntuale alla persona. Un modo per i comuni delle Terre di Castelli di dare risposte concrete, in collaborazione con le comunità che già si stanno attivando in una gara di solidarietà senza precedenti. In una risposta senza precedenti.
Ma chi c’è davvero a rispondere a questo numero? Ci sono, appunto, le “nidine“, educatrici e collaboratrici che hanno visto i propri spazi silenziarsi e improvvisamente spegnersi. Si sono quindi ritrovate ad essere al centro di una rete grande e complessa, una ragnatela di dati e numeri per poter stare accanto ai tanti che hanno bisogno. Sono circa quaranta le chiamate che ogni giorno arrivano e, sebbene il numero sia regolato da un orario, accade di frequente che oltre le 19.00 ci sia sempre una voce pronta ad ascoltare e impegnarsi per chi cerca aiuto.
Marco Franchini, Presidente ASP
Mi descrive così quest’idea di sostegno verso il prossimo, Marco Franchini, entusiasta Presidente di ASP:
“Essere Azienda Pubblica è anche questo: nei momenti di difficoltà ognuno lascia il proprio ruolo ”ufficiale” e si mette al servizio della comunità. Senza indebolire gli spazi ancora attivi, alcuni dei quali delicatissimi come le strutture residenziali, abbiamo deciso, in tempi record, di attivare un servizio nuovo capace di mettere insieme domanda e offerta per essere vicini ai cittadini in questo delicato momento. A fronte di tante richieste, di troppa comunicazione e di uno stato d’animo comprensibilmente poco sereno, c’è bisogno di portare chiarezza e aiuto concreto. Oggi non è tempo delle passioni tiepide ma di decisioni chiare. È il momento di mettersi in gioco e fare azione comune. È una sfida complessa che questo richiede la collaborazione di tutti ma dalla quale, sono sicuro, usciremo più forti e la comunità più consapevole ed orgogliosa della propria azienda pubblica e del suo essere un passo avanti. Due ringraziamenti: ai tanti collaboratori che non si sono mai fermati dando il proprio contributo sul campo senza sosta, 24 ore su 24. E alla comunità, per il supporto che fin da subito ci ha dato con una consapevolezza più che una speranza: insieme ce la faremo”.
Il nome di questo progetto, Penso Positivo, è un gioco di parole che dona utilità, efficacia e che è in grado di costruire. Quando pensiamo al termine “positivo”, nella nostra mente risuona probabilmente la parola “felice”. La felicità però non è l’unica forma di positività: ci sono molti modi per essere più positivi nella vita, anche nelle situazioni di tristezza, di rabbia o di difficoltà.
Maria Rosignuolo e Annalisa Venturi
Dell’importanza di Penso Positivo, di pensare positivo ho parlato con Maria Rosignuolo e Annalisa Venturi, le prime educatrici che hanno accolto questa sfida, senza neppure immaginare inizialmente come si sarebbe sviluppata, ma con l’obbiettivo primario di aiutare.
Maria: Ho accolto la chiamata senza sapere cosa avremmo fatto. Il 24 febbraio quando hanno annunciato la chiusura dei nidi ho scelto di dare la mia disponibilità ad ASP, di mettermi al servizio per la mia cittadinanza, per le Terre di castelli. Voler dare un contributo concreto al territorio. Anche essere educatrici significa essere al servizio della comunità, ma in questo momento serve un tipo di servizio diverso. Le persone soffrono, le persone hanno bisogno. Siamo tutti sulla stessa barca, ce lo ha ricordato anche Papa Francesco, dobbiamo darci una mano e remare nella stessa direzione. Molto spesso mi trovo a rispondere al pianto, al dolore, alla malattia. Un dolore fortissimo ma dignitoso, quasi contenuto, quasi che gli utenti abbiano il timore di disturbarmi.
Ricordo una sera, una telefonata di una donna, erano già le 19.30 e avevo dimenticato di spegnere il telefono. Rispondo e una voce soffocata dal pianto sottovoce mi dice “Mio papà muore”. Il mio istinto è stato dargli tutto, ho iniziato a cercare su internet qualsiasi informazione utile. Poi il contatto con la Protezione Civile, la mia felicità. Ero felice perché mi ero presa in cura una persona, presa in braccio con i guanti di seta e passata in mano a Luca e ai volontari della Protezione Civile. Ci chiamano spesso i malati Covid o i quarantenati e spesso ci sentiamo dire “per fortuna ci siete voi”. Orecchie che ascoltano, parole, una rete di servizi.
Annalisa: In realtà ho appoggiato il progetto perché credo che bambini e anziani vadano protetti in maniera continuativa e sono categorie molto simili fra loro. Ovviamente vi sono differenze nel rapportarsi a queste persone ma l’approccio è condiviso e pieno di similitudini. Serve spirito di osservazione e, come educatrici del nido, siamo abituate ad ascoltare anche le poche parole, quelle che le persone anziane tendono a perdere e quelle che i bambini al contrario fanno proprie ogni giorno. Cosa resta? Per noi resta il bisogno di comprendere e fare nostri i silenzi, le pause, i delicati toni di voce. Non mi stancherò mai di ripetere che per me è un modo di continuare a tenere le braccia aperte e abbracciare anche oggi, in un contesto dove il contatto fisico ci fa paura e mette in pericolo la nostra sicurezza e salute.
Ogni giorno siete in linea con il dolore, la sofferenza, il bisogno. Perché dobbiamo continuare a pensare positivo?
Maria: Perché pensare positivo? Innanzitutto perché è bello dirlo e ripeterlo, Think Positive. Perché è l’unica cosa che possiamo fare : il bicchiere lo vedo mezzo pieno perché spero che questa solidarietà, questo aiuto, questo lontani ma vicini, sia una cosa che non dimenticheremo e che faremo patrimonio dell’animo. In questo momento più che mai si è reso palese il nostro lato umano e generoso, in una situazione di emergenza dove sappiamo di poter dare una mano che probabilmente non daremmo nella normalità. Stiamo riapprezzando così anche l’aiuto degli altri, del vicino di casa per esempio. Non esiste più solo il nostro orticello, esiste il prossimo e la sua cura. In un qualche modo si sta riproponendo una situazione che i ragazzi vivono da tempo: una profonda anti-socialità dei giovani, l’isolamento dello stare in una stanza col telefono in mano. Questo non è essere in relazione, non è stare in mezzo agli altri. Diviene quindi palese il paradosso: ora che siamo finalmente soli con i nostri smartphone vorremmo stare in mezzo agli altri. Spero che non ci dimenticheremo di questa sensazione. Che staremo in mezzo agli altri con testa e anima, non solo fisicamente.
Annalisa: Dobbiamo pensare positivo perché è fondamentale ridere, perché la vita è bella. La realtà è quella che stiamo vivendo, complessa e a tratti drammatica, ma se proviamo a guardarla senza filtri e preconcetti può assumere diverse tonalità. Se rimaniamo sedimentati in un ruolo osservando da un solo punto di vista, ci perdiamo qualcosa. La positività aiuta, la solarità anche. Se riesco a strappare un labbro alzato sono felice. Ci credo tanto. Credo che possiamo fare la differenza non perché siamo speciali ma perché tutti possono fare la differenza. Rifarei tutto dal principio, anche se le storie me le porto dentro, cucite fra le esperienze, diventano bagaglio di ricordi. Non ho avuto dubbi quando Marco Franchini ed Elisabetta Scoccati (Dirigente della Struttura “Welfare Locale” dell’Unione Terre di Castelli ) mi hanno proposto di prendere parte a questo progetto. Le difficoltà sono tante ma per me significa essere sempre al servizio della comunità, seppur in modo diverso. Una telefonata che non dimenticherò mai? Un signore di ottant’anni circa che mi ha detto: “Ma insomma: io ho fatto la seconda guerra mondiale e tutti dicono che questa è la terza. Ma io in guerra li vedevo i nemici, li vedevo i proiettili, erano persone che mi volevano uccidere. Questo cos’è? Cos’è?”
Allora cos’è questo tempo indefinibile che stiamo vivendo?
È certamente tempo di sfida e impegno, così come lo è quello delle educatrici dei Nidi. Ora è necessario reinventarsi, fare cultura di sostegno e assistenza, tipologie non tradizionali di cultura che contribuiscono però alla crescita dell’individuo e al suo “stare”.
Questa cultura ha una funzione educativa necessaria in un momento storico così complesso e permettere alle persone di essere e sentirsi parte della società in cui vivono. Ed proprio nei momenti peggiori che l’uomo probabilmente può anche dare il meglio di sé.
Se volete sapere qualcosa di più su Penso Positivo, avete necessità di ricevere supporto o informazioni, gli operatori rispondono dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 19.00 al numero 339 5685531, o potete scrivere una mail a pensopositivo@aspvignola.mo.it