Giovedì 16 gennaio presso il Bar Passioni di Modena si è svolto l’incontro con Stefano Ascari e Andrea Santonastaso, autore e protagonista dello spettacolo dedicato ad Andrea Pazienza “Mi chiamo Andrea, faccio Fumetti” andato in scena sabato 18 e domenica 19 gennaio al Teatro delle Passioni per la stagione 2019/2020 di ERT.
Andrea Santonastaso prima di diventare fumettista è stato un ragazzo innamorato di Frigidaire (ve ne abbiamo parlato qui), il Male e Andrea Pazienza. Così, scoprendo i fumetti in edicola, in un momento storico, gli anni ‘70, a Bologna, in cui l’editoria era al suo massimo splendore rimane folgorato dallo stile e dalla narrativa di Paz decidendo di seguire ed emulare il suo maestro. Dei tre incontri che ha fatto con il suo mentore, prematuramente scomparso, è rimasto il ricordo di un’inarrivabile bravura, perizia e tecnica, che lo hanno scoraggiato a tal punto da smettere quasi completamente con il fumetto. Paz era una rockstar tra donne ed eccessi e riusciva sempre a mantenere l’equilibrio nella propria arte dando vita a personaggi indimenticabili come Pentothal e Zanardi, riuscendo a trasmettere inflessioni lessicali e neologismi attraverso la più spontanea ironia.
Santonastaso non vuole rendere tuttavia Pazienza un santone: Andrea non è diventato bravo perché è morto ma perché era bravo e basta. Così nel suo spettacolo “Mi chiamo Andrea, faccio fumetti” parte disegnando con i pennarelli su un gigantesco foglio bianco raccontando il proprio rapporto, la mancanza e anche la rabbia di chi se lo è perso per tutto quello che avrebbe potuto fare. Il lavoro è stato creato studiando il personaggio grazie a fonti dirette come la moglie di Andrea, Marina Comandini.
Paz scrive in Zanardi “Sono il più grande disegnatore che esista” non lasciando spazio ad altre interpretazioni: un’affermazione che conferma la sua straordinaria creatività sempre intento a disegnare su qualsiasi superficie con qualsiasi cosa. Il talento sta nel linguaggio, nella precisione nel descrivere situazioni in modo semplice e comprensibile ma soprattutto condivisibile; in questo si trova la grandezza di Paz e la causa del suo successo.
“E anche questa è fatta” così Pazienza volle che venisse scritto sulla sua tomba, sferrando un’ultima ironica scoccata verso il resto del mondo.
Oltre a quanto emerso dallo speaks, che potete ripercorrere attraverso la diretta Facebook disponibile a questo link, abbiamo chiesto a Stefano Ascari e Andrea Santonastaso di descrivere Andrea Pazienza in un minuto e di immaginarsi che cosa farebbe l’artista oggi, se fosse ancora vivo. Le risposte nel video realizzato da Federico Sigillo per MoCu magazine.
Le fotografie della serata a cura di Elisa Magnoni per MoCu magazine