All’interno del nostro percorso verso la presentazione di Pittori di Cinema, che si terrà domani, mercoledì 17 Marzo alle 20,30 presso il Cinema Astra di Modena, abbiamo incontrato Francesco Ceccarelli, modenese classe ’71, art director di Lazy Dog Press e di Bunker. Questa intervista segue a quella realizzata dal nostro Cave a Maurizio Baroni, autore del libro, che potete trovare a questo link.
Muovendoci tra racconti, dettagli e tecnicismi, abbiamo cercato di andare a svelare l’incredibile lavoro che sta dietro questo progetto costituito da manifesti, schizzi e bozzetti, numerose testimonianze dirette e alcuni gustosissimi retroscena, rivelando soprattutto il lato umano di un particolare gruppo di artisti: i Pittori di Cinema.
Francesco, art director di Bunker e di Lazy Dog Press. Vuoi parlarci brevemente di te e di queste due realtà?
Bunker è uno studio di progettazione culturale nato nel 2006 dalla volontà di unire più professionalità ed esperienze, la nostra idea era di dare vita allo “studio dove avremmo voluto lavorare”. La mia formazione è da architetto, ho studiato al Politecnico di Milano, ma sono cresciuto letteralmente nella tipografia di famiglia; unisco quindi l’impronta ricevuta dai miei studi (“la forma segue la funzione”), a conoscenze tecniche imparate sul campo. Frederic Argazzi, il mio socio, dopo gli studi di Giurisprudenza, ha saputo vedere l’opportunità offerta dal web fin dai suoi albori, sapendone interpretare, oggi, tutte le sue sfaccettature e sviluppi con lungimiranza.
I libri e il mondo dell’editoria sono sempre stati parte importante delle attività dello studio, dai primi progetti web per Mondadori e Condè Nast, alla collaborazione con diverse case editrici italiane ed estere. Lazy Dog è arrivato nel 2014, quando abbiamo avuto l’occasione di ereditarne la direzione artistica, e ci è sembrata subito una straordinaria opportunità per progettare “i libri che avremmo voluto fare”. È una casa editrice anomala per certi versi, siamo tutti soci, ognuno con un suo ruolo; i temi che ci interessano sono principalmente l’illustrazione, la tipografia, la calligrafia, curata da Luca Barcellona che è uno dei partner, la grafica e la fotografia.
Cosa lega Modena al libro “Pittori di cinema”?
La presenza del suo vulcanico autore, Maurizio Baroni!
Instancabile appassionato di cinema, ho scoperto essere il fulcro attraverso cui passano tutti (o quasi) quelli che hanno a che fare col mondo della celluloide, come si diceva in tempi analogici.
Quando e quale è stato il primo contatto che hai avuto con ciò che sarebbe poi diventato “Pittori di cinema”?
Il progetto è nato almeno tre anni fa, quando volevamo fare un libro dedicato a Sandro Symeoni, uno dei più creativi e prolifici tra i pittori di cinema, con oltre 3500 manifesti. Un autore straordinario, che ha attraversato tutti i generi cinematografici e ha sempre sperimentato molto. Già allora venne fuori il nome di Maurizio Baroni, come un collezionista importante, da coinvolgere, ma non avevamo idea di dove rintracciarlo e per un po’ abbiamo abbandonato il progetto.
Poi il caso ha deciso di cambiare il corso della storia, e noi siamo qua oggi a parlare di un libro straordinario, che ha avuto un riscontro mediatico che mai ci saremmo aspettati, grazie a una persona che, apparentemente, non c’entrava nulla: Stefano, il mio fruttivendolo! Al Mercato Albinelli, un giorno di novembre, mi dice:“tu che fai il grafico dovresti incontrare mio suocero, è un collezionista di manifesti…”. Non sapevamo come trovare Maurizio Baroni, ed è venuto fuori che era di Castelfranco Emilia, a pochi chilometri da Modena!
Il giorno dopo l’ho chiamato, con Luca e Riccardo Bello, l’editore, siamo andati a trovarlo: ci ha dedicato 4 ore e, soprattutto, ci ha aperto le porte di un mondo straordinario, di cui, ci siamo resi conto, conoscevamo appena la superficie.
Ci sono voluti due anni almeno per mettere insieme il progetto, ma è stato chiaro fin dal principio che dovevamo allargare lo sguardo ad altre figure, oltre a Symeoni: artisti straordinari come Anselmo Ballester, il capostipite, classe 1897, Manfredo Acerbo, vero e proprio pittore votato al cinema, Silvano ‘Nano’ Campeggi, che fece i famosi cavalli di Ben Hur, Giuliano Gèleng, il pittore di Fellini, sua la celebre tavola di Amarcord.
Insomma alla fine abbiamo deciso di rendere protagonisti, con i loro nomi scritti per la prima volta a caratteri cubitali come gli attori di Hollywood, ben 29 pittori di cinema.
Questo libro mette insieme diverse arti: cinema, calligrafia, grafica, illustrazione.
Quanto lavoro e quante persone ci sono dietro a un progetto di questo tipo?
Hai detto bene, nel farlo ci siamo resi conto dei tanti e diversi piani di lettura di questo progetto.
Un manifesto racchiude in sé più livelli, dal bozzetto, che spesso è più interessante del lavoro finito e dove si coglie il tratto nella sua massima bellezza; al disegno del titolo del film, esempio ancora in larga parte da studiare e approfondire (spoiler: stiamo lavorando a un libro sull’argomento): non esistevano corsi di disegno delle lettere, era tutta inventiva, affinità al film da rappresentare e capacità tecnica del pittore, che aveva una profonda conoscenza delle proporzioni; infine la grafica, nell’accezione più nobile di capacità di disporre gli elementi sul foglio, creare gerarchia delle informazioni e, in definitiva, attrarre lo spettatore, perché, non dimentichiamocelo, in quegli anni non esisteva il trailer, il manifesto era l’unico veicolo forte per convincere le persone a entrare nel cinema.
È stato un lavoro corale, Luca Barcellona (nel video qui sopra, realizzato da Pongo Films, racconta di come il lettering nel cinema, avesse un ruolo fondamentale nella realizzazione di un manifesto) si è occupato del lettering nel cinema; Alessandra Cesselon, figlia del pittore Angelo, ha tracciato un profilo storico e definito il contesto artistico in cui si sono mossi i pittori di cinema, oltre a scriverne tutte le biografie; Andrea Mi, ha raccontato le influenze di Saul Bass in alcune sperimentazioni di Symeoni.
In occasione della presentazione del libro, durante il Festival Il Cinema Ritrovato a Bologna, con Bunker abbiamo prodotto un sito (www.pittoridicinema.it), che è stato site of the week del Digital Design Award, e quattro mini-doc, in collaborazione con Pongo Films, che raccontano altrettante fasi, dalla nascita del progetto alla ricerca e la stampa, dal lettering dei film all’intervista con Renato Casaro, considerato l’ultimo pittore di cinema.
Qual è stata, se c’è stata, la più grande difficoltà con cui avete dovuto fare i conti?
La sterminata quantità di materiale a disposizione: il libro è molto corposo, 24×34 cm per 432 pagine, eppure abbiamo solo scalfito la superficie. Scegliere le circa 500 immagini è stato lungo e faticoso, un percorso in alcuni tratti sofferto, perché abbiamo dovuto togliere film importanti; abbiamo cercato un buon compromesso tra opere per le quali i pittori erano conosciuti e alcuni bozzetti meno visti, se non inediti, ma molto affascinanti.
L’altra difficoltà è stata tecnica, ovvero riportare le immagini e soprattutto i manifesti con le pieghe e gli ingiallimenti causati dal tempo, alla loro originaria bellezza, attraverso un grosso lavoro di restauro digitale, ad opera del nostro Andrea Savoia, validissimo fotolitista a cui si deve molto della qualità finale di questo libro.
Qual è invece la cosa più bella che vi è capitata?
Il progetto è nato sotto una buona stella, siamo stati molto fortunati. Difficile trovare una singola cosa bella.
Com’era già successo con L’Italia insegna, il libro sulle insegne che abbiamo fatto con James Clough nel 2015, anche con Pittori di Cinema, pur sapendo di colmare un vuoto, pensavamo di realizzare qualcosa per pochi appassionati, invece, al suo annuncio ha scatenato una risposta molto forte da parte della stampa, e questo ci ha fatto capire che il libro aveva un pubblico molto trasversale.
Abbiamo avuto Carlo Verdone che ha scritto una commovente introduzione al volume, Giuseppe Tornatore ha contribuito con un breve ma sentito intervento che abbiamo messo in quarta di copertina, poi tutti i pittori o i loro eredi che hanno fornito gratuitamente il materiale, grazie alla profonda amicizia con Maurizio; per finire con due miracoli, a ridosso della chiusura del libro, come l’incontro con gli eredi di Alfredo Capitani, che ci ha permesso di includere gli straordinari bozzetti inediti del Moby Dick di John Huston, e la doppia pagina di Acid, rarissimo affisso orizzontale di Cesselon, mai visto prima.
C’è un episodio, in particolare, che mi piace ricordare: tra i tanti che hanno partecipato al progetto è stato importante il dialogo con Cesarina Marchetti, storica segretaria di Goffredo Lombardo, proprietario della Titanus, di cui nel libro ci sono ovviamente molti manifesti. Recentemente la siamo andati a trovare a Roma e ci ha raccontato di aver donato la sua copia a Carlo Alberto Balestrazzi, il loro ufficio stampa, molto anziano e che purtroppo non stava già bene. È stato commovente sapere che ha passato le ultime settimane sfogliando il libro e ripercorrendo tutta la sua vita.