Domani, martedì 18 dicembre, alle 21 al Cinema Astra di Modena verrà proiettato il film documentario Still Recording, un film di Saeed Al Batal e Ghiath Ayoub distribuito da Reading Bloom e KAMA Productions in collaborazione con Isola Edipo 2018. Il film si addentra nella tragedia di una umanità intrappolata e abbandonata, senza alcuna retorica della guerra, che i due giovani registi colgono nella disperata ripetitività degli eventi, in cui nemmeno la morte si sottrae alla testimonianza. Con una forza radicale e inusuale, Still Recording mostra il conflitto siriano privo di qualsiasi pregiudizio ideologico o politico.
Saeed è un giovane cinefilo che cerca di insegnare ai giovani di Ghouta, in Siria, le regole del cinema, ma la realtà che si trovano ad affrontare è troppo dura per seguire alcuna regola. Il suo amico Milad vive dall’altra parte della barricata, a Damasco, sotto il controllo del regime, dove sta terminando gli studi d’arte. Un giorno, Milad decide di lasciare la capitale e raggiungere Said nella Douma assediata. Qui i due mettono in piedi una stazione radio e uno studio di registrazione. Tengono in mano la videocamera per filmare tutto ciò che li circonda, fino a quando un giorno sarà la videocamera a filmare loro…
Sinossi del film
Scrivere della guerra in Siria, oggi, non è affatto semplice: attraverso tv, giornali e internet avrete sentito parlare più volte della situazione siriana che continua ad avere un ruolo primario nell’ampio scenario della politica internazionale. Ma, senza aver seguito la storia dall’inizio, gli sviluppi, tutte le fasi del conflitto, non si può avere ben chiaro cosa stia succedendo in Siria. Purtroppo, le informazioni risultano spesso frammentate e i nuovi sviluppi sono spesso difficili da decifrare e collocare.
Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda, riguardo al film e alla sua esperienza, a Francesca Scalinci, promotrice insieme ad altri di questa proiezione, che la situazione siriana l’ha ben presente. Francesca è madre di quattro figli, traduttrice e insegnante. Nata nella nostra città da genitori non modenesi, tiene a sottolineare che Modena è la sua città e il suo rifugio.
Ciao Francesca. Come e quando è nato il tuo interesse per la Siria?
Ho iniziato a interessarmi di Siria nel 2011, mentre osservavo l’evolversi della Primavera Araba. Essendomi occupata a lungo di narrativa di guerra nel Mediterraneo, seguivo con attenzione le vicende nordafricane e mediorientali.
Il vero avvicinamento però, quello del cuore, è avvenuto tra il 2013 e il 2014 quando, in seguito alla violenta repressione della rivoluzione siriana e alla militarizzazione del conflitto, ho iniziato a rendermi conto dell’emergenza umanitaria che si andava creando e a sentire l’esigenza di contribuire ad alleviare le sofferenze di questo popolo martoriato. È collaborando con un’associazione che si occupava di Siria che ho conosciuto la prima famiglia siriana e, per la prima volta, ho potuto ammirare la dignità e l’eleganza di questo popolo.
Il mio amore per la Siria è nato e cresciuto così: conoscendo i siriani. Alcuni di loro sono ora tra le persone a me più care. Anche ispirandomi a queste esperienze e conoscenze, ho scritto una serie di poesie che presto verranno pubblicate in una raccolta.
Nel corso del tempo il mio interesse è diventato più “politico”. Ho letto e studiato per comprendere meglio la situazione formando così il mio punto di vista e la mia posizione.
Forte delle tue esperienze personali, puoi parlarci della situazione siriana e delle difficoltà che si possono incontrare nel cercare di seguirne le evoluzioni a distanza?
Come è accaduto ad altre persone, il mio attivismo si è in questi anni sviluppato in diverse direzioni. Sono entrata in contatto con reti di attivisti siriani e italiani e con le principali associazioni umanitarie che si occupano di Siria. I social media hanno avuto un ruolo importantissimo. Come mostra anche il documentario, nei luoghi in cui i media e le agenzie ufficiali non potevano penetrare, i giovani siriani hanno cominciato a prendere in mano fotocamere e videocamere per registrare ciò che stava accadendo. Come molti altri attivisti occidentali, facevo da tramite nella divulgazione di questo materiale, soprattutto mediante i social, con la difficoltà in più di dover verificare le informazioni. Ciò che emergeva da questi racconti era spesso molto diverso dalla narrativa dominante divulgata tramite i media ufficiali.
Ho inoltre partecipato e contribuito a tradurre in italiano articoli di testate straniere sulla Siria e ad organizzare diverse manifestazioni di piazza per richiamare l’attenzione sulla situazione siriana, per denunciare le violazioni dei diritti umani da parte del regime siriano e i continui massacri avvenuti in questi anni, soprattutto per mano del regime e dei suoi alleati. Faccio anche parte di un’associazione formata da italiani e siriani che ha come obiettivo quello di ribadire i valori di democrazia, giustizia, dignità e pluralità per cui i Siriani sono scesi in piazza nel 2011 con le rose in mano, fiori a cui si è risposto con proiettili e sangue.
Come si bilancia la tua vita famigliare/personale con la Siria?
La mia famiglia si è inizialmente spaventata per i miei contatti con questo mondo semi-sconosciuto. Temevano che potesse essere pericoloso per me. Amici e parenti mi hanno spesso chiesto chi mai me lo facesse fare di prendere su di me ogni giorno il dolore di persone sconosciute e lontane.
Anche dal punto di vista logistico-organizzativo non è sempre facile, ma la Siria è ormai parte importante della mia vita e chi mi circonda ha imparato ad accettarlo. I siriani sono stati per anni stretti in una morsa letale, tra l’autoritarismo del regime e l’estremismo religioso che si è fatto strada devastando la rivoluzione; sono stati massacrati, abbandonati e traditi. Per il valore che ha, io rimarrò accanto ad ogni amico che ha vissuto l’orrore della repressione, della prigione, della tortura, della guerra e dell’esilio. Per quello che vale e nonostante la piega che hanno preso le cose, continuerò a sostenere il meraviglioso popolo siriano nel cammino verso la libertà e la giustizia.
Sulla base del tuo vissuto, hai voglia di dirci qualcosa su Still Recording?
Nel guardare il documentario, ho rivissuto importanti momenti di questi anni (i momenti salienti della guerra, gli attacchi, i massacri) e ho rivisto nella mia mente i volti di tanti giovani “amici” che con la videocamera in mano sono morti. Tuttavia, ritengo che il film sia davvero un “inno alla vita” come l’ha definito qualcuno. È portatore di un messaggio universale di speranza e rinascita, e afferma il valore dell’arte come forma di resilienza e resistenza. Il riferimento ai murales, per esempio, è importantissimo. Dal 2011 in poi in Siria, in un clima di sfiducia e repressione, i murales sono stati, per esempio, fondamentale mezzo di espressione e affermazione di una gioventù che sognava la libertà. Anzi, la stessa rivoluzione siriana è nata da un murales che alcuni giovani studenti avevano dipinto su un muro della città siriana di Daraa (e che è costato loro la prigione e la tortura). In una delle città simbolo della rivoluzione siriana, Saraqeb, i murales hanno registrato i momenti più importanti degli ultimi anni, almeno fino al 2016 (registrati in una pagina chiamata appunto “Saraqeb Walls”). Lo stesso vale per la pittura e la scultura; un caro amico siriano, scultore, oggi lontano dalla Siria, mi ha spiegato come, nei periodi in cui non aveva il coraggio di esprimere apertamente le proprie opinioni per timore che il regime facesse del male alla sua famiglia, le sue sculture erano la sua forma di resistenza. Ho apprezzato moltissimo anche i riferimenti meta-documentari; Still Recording contiene un’esemplare riflessione sulla forma documentaria.
Perché un modenese qualunque, ma anche una persona qualsiasi, dovrebbe interessarsi alla Siria?
Tutti dovremmo interessarci alla Siria. Prima di tutto perché la Siria è molto più vicina di quanto pensiamo; parliamo in fondo di poche migliaia di km. Ciò che è avvenuto in Siria in questi anni ha influenzato la vita di noi italiani e europei molto più di quanto immaginiamo. In seconda istanza, la vicenda siriana contiene insegnamenti universali che nessuno di noi, modenesi compresi, può trascurare, in primis che la vita può cambiare da un momento all’altro e che una società può facilmente scivolare nell’orrore quando ingiustizia, intolleranza, repressione ed estremismo prevalgono sul dialogo, l’inclusione e il rispetto per gli altri.
Francesca ha accennato a una serie di poesie che ha scritto. Qui di seguito vi proponiamo La mia Siria, una poesia che ha dato in qualche modo vita alla mostra fotografica che sarà allestita al cinema in occasione della proiezione: “Fioriranno i gelsomini. Scatti dalla Siria”.
La mostra è composta da una selezione di scatti realizzati dall’ong Women Now for Developement, organizzazione franco-siriana nata nel 2012 che aiuta donne e bambini nelle zone depresse al confine tra Siria e Libano. Negli scatti si possono vedere le attività svolte all’interno delle strutture dell’organizzazione, tra laboratori di teatro, cucito, istruzione e corsi di inglese e informatica. Sul sito è possibile sostenere questa realtà attraverso una donazione.
La mia Siria
La mia Siria non è
solo un luogo sulla mappa
Né nomi di posti visti solo in sogno
Daraa, Dimashq, Homs, Hama, Halab
O meglio, la mia Siria
È su una mappa
Di dolore invisibile
Che si stende da oceano a oceano
Da polo a polo
La mia Siria
Si rialza Sempre
Raccoglie la dignità
Ingoia gli affanni
E si mette a lavoro
La mia Siria è il sorriso
Di ogni amico stretto tra le braccia
Brandelli di cuore qua e là sparsi
Familiari scomparsi
Come arti fantasma doloranti
La mia Siria dice: Alhamdulillah
Sia lodato Iddio
Sebbene dal cielo
Piova sangue
E non più pioggia
Così grave il dolore
Da crepare le ossa e spezzarle
Una ad una finché nulla rimane
La mia Siria
è negli occhi di chi in ogni angolo di questa terra
ricostruisce la vita mattone su mattone
Lacrima su lacrima su lacrima
La mia Siria piange e muore inascoltata
fiore schiacciato dal peso di un silenzio codardo,
Voce soffocata di chi più non è
O più non si trova
La voce del prigioniero
Ma la mia Siria è lotta per libertà, dignità e giustizia
E la mia Siria sorride e dice:
Le vedi queste ceneri?
Da queste ceneri risorgerò
Da queste ceneri rivivrò
Con queste ceneri chi sono
Ti mostrerò
Poi mi guarda negli occhi e dice:
Lo vedi questo sangue?
Lo vedi?
Questo sangue che mi inzuppa vesti, anima e mani?
Ne farò oro e gelsomino
Il film documentario Still Recording sarà proiettatò al cinema Astra di Modena martedì 18 dicembre alle 21.
Al termine della proiezione collegamento via Skype in sala con il regista Saeed Al Batar, a cura dell’associazione modenese Voice Off di cui Francesca è volontaria.
TARIFFE: €8,50 INTERO / €6,50 RIDOTTO
STUDENTI: €5,50
Per questo film è possibile usare la cinecard.
I registi:
SaeedAlBatal
Nato il 5 Febbraio 1988 a Tartous, Siria, Saeed Al Batal è un giornalista, fotografo e regista. Ha insegnato fotografia e giornalismo. Ha lavorato in molte radio come cronista. Scrive articoli sulla situazione siriana per agenzie ed istituzioni a livello mondiale. È uno dei fondatori della galleria d’arte online “Sam Lenses” e del progetto “Humans of Syria”.
GhiathAyoub
Nato il 20 Settembre 1989 a Yabrod, Siria, Ghiath Ayoub è un regista e visual artist con esperienza nel campo della produzione video. È cofondatore di alcuni open space in Beirut, come il “Riwaq Beirut” e il “Workshop51”. Ha partecipato a numerose iniziative sociali, tra le quali “Humans of Syria”, presentando le sue opere video e di graphic design su diversi siti web e spazi espositivi internazionali.