Prima definiti i ‘competitor nostrani’ dei Google Glass, poi annunciati da Wired come gli italiani che provano laddove l’azienda di Mountain Views ha fallito, oggi i ‘mitici’ occhiali smart made-in-Modena sono a tutti gli effetti un prodotto in commercio e sul mercato. Fatti e prodotti dall’azienda modenese “GlassUp”, nota alla cronaca da quando ormai quasi 4 anni fa – a brevetto già depositato – il ceo Francesco Giartosio ricevette una mail direttamente da Google. Richiesta: cambiare il marchio, troppo simile a quello che doveva essere uno dei prodotti di punta della del colosso della Silicon Valley.
Da allora di strada i ragazzi di GlassUp (a marchio invariato!) ne hanno fatta. E se oggi l’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin ha abbandonato il progetto – ma Apple al contrario integrerà i nuovi iphone proprio con degli occhiali hi-tech – la ex ‘start up’ modenese fondata nel 2012 da Francesco Giartosio ha fatto il grande passo ed è sul mercato.
Certo, di occhiali in realtà aumentata si parla da tempo: i Google Glass sono una storia globale nota per gli investimenti stratosferici, i grandi annunci e soprattutto il clamoroso flop con l’abbandono del progetto a inizio 2016. Una storia che aveva portato Google fin sulla via Emilia a incontrarsi (e scontrarsi) proprio con l’innovativa azienda modenese dove lo ‘smart glass’ da tempo veniva studiato, con tanto di brevetto e marchio registrato. Vicende superate, che però avevano già portato i riflettori dell’high tech italiano sulla giovane e dinamica azienda modenese.
Dalla nascita allo sviluppo dei Glass up
Glass up nasce a dicembre 2012 da un’idea di Francesco Giartosio, ex manager che ha lavorato per 20 anni in aziende italiane di primo livello. L’idea è sempre stata la stessa: realizzare occhiali dove fosse possibile visionare contenuti. Giartosio si lancia così anima e corpo in questo progetto, inventando – in parallelo con Google – occhiali in cui è possibile visionare, in una lente, i contenuti e le informazioni di un telefono o di un tablet. Così è possibile leggere sms, news, app o email attraverso ‘smart glass’ apparentemente normali: questo grazie al bluetooth e ad una tecnica simile all’olografia, che permette di riprodurre immagini sulla lente.
La prima fase, quella di ricerca e sviluppo, ha una durata di ben due anni e mezzo. Un tempo non banale per chi fa impresa ma necessario per realizzare progetti ad elevato contenuto tecnologico.
“La ricerca è stata condotta in partnership con istituti di ricerca – ci racconta Federico Canuti, direttore marketing di Glass Up e dentro il board della società – ed è stata portata avanti ai massimi livelli”. La fase successiva è coincisa con le scelte aziendali: definire le priorità, orientarsi sul mercato senza disperdere troppe energie. “All’inizio pensavamo ad un prodotto consumer, di massa – continua Federico -. Poi ci siamo fermati: il prodotto era pronto ma la sua messa sul mercato rischiosa. Quindi abbiamo deciso di dare priorità ad un prodotto ad hoc per le aziende”.
GlassUp: oggi
E si arriva al momento attuale: la scelta di partire rivolgendosi alle industrie. Ecco così che i ‘GlassUp F4’ sono sul mercato: un occhiale ‘intelligente’, studiato per le imprese, capace di “coniugare design e innovazione. Stiamo attivando i primi progetti pilota – prosegue Federico – ma abbiamo già parecchie richieste dal settore privato: tra queste un’azienda del gruppo Fca che costruisce robot”. Il prodotto industriale ha dei vantaggi: numeri bassi e margini alti. Ma nonostante questo l’approccio di GlassUp rimane ‘sartoriale’: i clienti vengono formati e di fatto diventano dei veri e propri partner commerciali.
Poche aziende mondiali hanno sviluppato questa tecnologia. Quello che ha portato Google ha ad abbandonare il progetto è il costo per l’utente finale (1500 euro a pezzo), nonché il design poco accattivante. Per GlassUp adesso inizia la prova del nove, quella del mercato. E di un territorio che, secondo Federico, pare ricettivo. “Non abbiamo mai aderito a bandi regionali o eventi, ma credo comunque che il sistema italiano ed emiliano romagnolo diano ottimi incentivi per chi vuole fare innovazione”. Poi c’è la rete istituzionale, che tra associazioni di categoria, istituzioni locali ed università “ci ha dato risonanza e supporto”. Se c’è un limite nel nostro paese è la frammentazione e la scarsa coesione: secondo Federico “gli altri paesi hanno un’identità più forte nelle fiere mondiali”.
GlassUp da febbraio è una PMI innovativa, azienda a tutto tondo. Conta 14 persone, età media poco sopra i 35 anni. Un’azienda dinamica e coraggiosa, che seguiremo con attenzione. Magari con un paio di f4!